La più recente retrospettiva degli autori e delle storie più celebri del sito ufficiale della Marvel è stata dedicata a Rob Williams e al suo Dark Wolverine, alias Daken, il figlio dissoluto e tormentato di Logan.

 

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Lo sceneggiatore ha avuto modo di ricordare il suo approccio al personaggio, rivelando tematiche, personaggi e momenti preferiti del suo ciclo di storie:

 

Daken, the Dark Wolverine #9.1, copertina di Giuseppe Camuncoli

Williams – Logan ha vissuto molto a lungo, è stato in circolazione per un sacco di tempo. Entrando nel DNA del personaggio, esaminando la sua combinazione di natura ed esperienza che fa di ognuno di noi ciò che è, abbiamo scoperto che è finito per un soffio dalla parte dei buoni. Ma suo figlio?

Sapevo che Daken era il figlio di Wolverine e che in termini di etica era un po’ più… carente, diciamo. E anche che era bisessuale. C’erano molti aspetti interessanti del personaggio con cui giocare, incluso, soprattutto, il suo odio per il padre. Ho letto i ciclu di storie precedente, il Dark Wolverine di Daniel Way e quello di Marjorie Liu, per aggiornarmi sul personaggio. Poi ho dovuto trovare uno spunto che portasse il personaggio in un luogo nuovo ed eccitante.

Il ruolo di antagonista di Logan sembra il tema drammatico più interessante da sviluppare con Daken, ma ho fatto di tutto per allontanarlo dal suo progenitore per un po’, facendolo stabilire a Los Angeles con un cast di supporto tutto suo e una serie di problemi personali. Volevo che seguisse un suo percorso, uno non definito dal fatto che suo padre fosse un X-Man. In Daken: Dark Wolverine #9.1, splendidamente disegnato da Ron Garney, dichiarava: “Voglio creare”. Si considerava un artista. Un esteta. Cose che Logan non è.

Daken è la somma di tutti gli errori e i crimini del passato di Logan ritornati in vita. E almeno per come ho visto io il personaggio, era arrabbiato con il mondo intero ed è fuori controllo e avrebbe incolpato Logan di qualsiasi cosa, perché sarebbe stato più facile che guardare in faccia se stesso e i propri fallimenti.

Daken

La sua dipendenza dalle sostanze chimiche mi è sembrata una minaccia naturale per lui. Possiede un fattore rigenerante che può curare qualunque cosa, o almeno così lui crede. Ed è anche un edonista. E così prova questa nuova droga molto potente di nome Heat, che gli provoca dei trip molto intensi, cosa che ci ha permesso di creare delle sequenze visive molto interessanti con Riley Rossmo. Il vero problema sta nel fatto che quella droga uccide lentamente il fattore rigenerante di Daken.

Lavorando su una serie in cui il protagonista è un cattivo, avevo bisogno di qualcuno peggiore di lui come antagonista principale. Marcus era un potente super umano, che però non indossava mai un costume e uccideva per puro piacere, di nascosto. Mi è sembrato un concetto spaventoso. Nessun grande piano per “conquistare il mondo”. Uccideva la gente perché poteva farlo.

Considero Daken #20, illustrato dall’artista ospite Alessandro Vitti, il momento clou del mio ciclo. È una storia tipo “una notte a LA dopo il tramonto”, in cui Daken cerca di convincere l’agente dell’F.B.I. Donna Kiel, per cui prova qualcosa, a unirsi a lui nel “suo mondo brutale”. Di lasciarsi alle spalle la struttura ordinata della sua vita per diventare ciò che è lui. E Donna, nonostante i suoi sentimenti per Daken, non può farlo. Lui, in qualche modo, si apre in quel numero. Ha mostrato che persona problematica e distrutta sia in realtà, dietro una facciata di spavalderia e di brutalità. Vediamo che in fondo è davvero un ragazzo abbandonato e arrabbiato con il mondo. Mi è piaciuto molto quel numero.

 

 

Fonte: Marvel