Tornano Walter e Louise Simonson, di recente di nuovo alla ribalta sul fronte mutante per la loro storia in due parti incentrata su X-Factor e Apocalisse all’interno della testata antologica X-Men Legends.

Nella prima parte di una dettagliata intervista, i coniugi hanno parlato delle loro trame e dei personaggi più famosi, da Arcangelo a Scott e Jean, dallo stesso En Sabah Nur a Madelyne Pryor.

 

 

Nella seconda parte, la carrellata prosegue parlando di altre figure e trame che hanno lasciato il segno nel loro ciclo di storie, come la Nave di Apocalisse, Tata, il Creatore di Orfani e i famigerati Dodici:

 

X-Factor 11, copertina di John Romita Jr.

Louise – Mi è sempre piaciuta l’idea di una nave che fosse anche un essere senziente. Ricordo che quando ero giovane lessi un libro di Anne McCaffrey intitolato The Ship Who Sang in cui c’era un’intelligenza umana collegata alla nave. E so che in molte opere di fantascienza è stato fatto qualcosa di simile.

Walter – Ai nostri tempi c’era Robert A. Heinlein, un autore di fantascienza che scriveva dei libri favolosi. Non so quanto sia letto oggigiorno, è morto tempo fa, ma aveva scritto dei libri davvero notevoli. Tra quelli ce n’era uno intitolato The Moon is a Harsh Mistress, dove c’era un computer che riesce a diventare senziente.

 

Louise – Quando tutti i computer sulla Terra e sulla Luna sono finalmente collegati, diventa senziente. È un’idea che adoro. Non saprei, c’è qualcosa nel concetto che trovo davvero affascinante. È un essere vero e proprio, con la sua vita e le sue esperienze. Non è umano, ma è un personaggio molto positivo. Non è un nemico, è un amico.

X-Factor #39, copertina

Quando andavamo alle convention ci tenevamo più aggiornati sugli sviluppi odierni dei personaggi, ma ormai si parla di qualche anno fa. I fan venivano a trovarci e ci raccontavano cosa succedeva ai personaggi nel presente. Qualcuno ultimamente aveva detto che Apocalisse era più o meno a capo degli X-Men, cosa che invece sembra non essere vera. A quanto pare ha stretto una specie di alleanza con gli X-Men e tutti gli altri mutanti del mondo. Ottimo! Ho commentato: “Scommetto che è molto felice della cosa”.

Mi hanno anche detto che ha una moglie e un figlio in un’altra dimensione o qualcosa del genere. Sapete, è intrigante: creiamo un personaggio ma facciamo parte della sua vita solo per un breve periodo di tempo. Poi noi ce ne andiamo e altri autori li fanno evolvere come abbiamo fatto noi, nel bene e nel male, con i personaggi di altri autori. È bello che se ne vadano fuori di casa e abbiano una vita tutta loro. Per esempio, mi piace che Wiz-Kid ora sia tornato di nuovo in scena.

 

Walter – Nel caso di Tata, non so da dove sia nata l’idea dell’uovo. Forse dal detto “è nato prima l’uovo o la gallina?”. Come dire, avevo semplicemente bisogno di qualcosa che fosse collegabile alla prima infanzia. Non ricordo cosa pensai di preciso, ma fu un concetto del genere.

New Mutants #73, copertina

Posso invece dire qualcosa sul Creatore di Orfani: era difficile da disegnare e non credo che sia mai stato ritratto correttamente dopo che me ne sono andato. Questo perché ha le proporzioni di un bambino piccolo. Sì, è alto quasi due metri, è grosso. Ma se lo guardate, ha una grossa testa e un corpo piccolo, e questo perché aveva le proporzioni di un bambino. Non gli ho mai tolto l’armatura, quindi non ho mai potuto mostrarlo. Non so se fosse solo un bambino gigante o qualcos’altro, ma lo disegnai deliberatamente con le proporzioni di un bambino nella sua forma corazzata. Non lo feci in modo esagerato e non so se altri artisti poi colsero la cosa.

Che aspetto ha Tata all’interno di quel guscio? Non so, forse è veramente un uovo. Mi pensare che sia una donna minuscola, una sorta di persona in miniatura. C’era un cartone animato, un milione di anni fa, intitolato Brave Raideen, che giunse in America alla fine degli anni 70, se non ricordo male. L’eroe è un ragazzo e il robot gigante si chiama Raideen. Quando le cose si mettono male, il ragazzo salta in sella alla moto e si lancia lungo questa rampa per volare fino a un’apertura nel petto di Raideen. Ed è minuscolo in confronto a Raideen. Quindi nel caso di Tata, mi immagino questa donnina alta trenta o sessanta centimetri, rinchiusa nell’uovo, o qualunque cosa sia, che manovra una specie di robot dall’interno. Ma non ne ho idea.

Devo dire che Tata e il Creatore di Orfani erano personaggi che non mi aspettavo avessero uno sviluppo. Nel momento in cui li creammo, se suscitarono qualche reazione, credo che furono reazioni più tendenti al negativo che al positivo. Mi aspettavo che si spegnessero in tranquillità e andassero a raggiungere quei vecchi nemici che nessuno usa più.

X-Factor #29, copertina

Louise – Non si sa mai. A volte metti un sacco di energie in certi personaggi che poi non decollano come quelli che invece hanno successo. Sono i lettori a decidere cosa resta e cosa no. A me è sempre piaciuto l’Animatore di New Mutants, un cattivo che avevo ideato poco dopo il mio arrivo sulla serie, e che essenzialmente creava degli uomini-animali. È morto, e fine della storia. Non ha mai avuto nessuno sviluppo. Quindi è impossibile prevederlo. Non dico che fosse un personaggio geniale o rivoluzionario, questo è difficile, ma pensavo fosse notevole. E invece no. E questa è la lezione da imparare. Non puoi prevedere cosa avrà successo. Puoi creare qualcosa che pensi sia divertente per te, ma poi bisogna aspettare e vedere cosa pensino gli altri. Non si sa mai con quali giocattoli sceglieranno di giocare e quali lasceranno perdere.

Walter – Sì, non credo di aver mai creato un personaggio pensando: “Wow, chissà dove sarà tra trent’anni!”. Specialmente quando lavoravamo su questo materiale: Thor a metà degli anni 80, Weezie con i Nuovi Mutanti e X-Factor con me alla fine degli 80. Non si ristampava quasi mai nulla. Iniziavano a circolare le prima ristampe, ma erano casi rari. Quindi, in realtà le vite dei personaggi dipendevano quasi esclusivamente dagli albi regolari che uscivano mensilmente. In genere li pubblicavi e sapevi che sarebbero evaporati quando sarebbe uscito il numero successivo di quella serie, che poi sarebbe a sua volta svanito. E non aveva senso, almeno non per me, creare materiale che sarebbe durato più a lungo della carta da giornale su cui era stampato.

Quindi non credo di aver ideato personaggi aspettandomi qualcosa del tipo: “Ah, questo sarà un grande personaggio”. Cercavo solo di creare i personaggi che pensavo avrebbero funzionato nel fumetto e che mi avrebbero aiutato a raccontare una bella storia, sapendo che il tutto sarebbe scomparso una volta scomparso il numero.

X-Men vs. Apocalypse #1, copertina di Adam Kubert

Mi piacerebbe tornare indietro e fare una storia sui Dodici. Non credo che ci sia mai stata un’idea completa al riguardo, mi sembra che l’abbiano già fatto alla Marvel, ma non so quanto sia venuta bene. Non intendo offendere nessuno che ci abbia lavorato, è una cosa che può capitare in questo settore: quando vedi un brutto film, nessuno cerca di fare un brutto film. Nessuno cerca di scrivere un brutto fumetto, si cerca sempre di renderlo migliore. Ma non sempre le cose funzionano. Io stesso ho delle serie nel mio passato che sarei ben felice di non vedere mai più. Insomma, ci si prova.

Però mi piace l’idea dei Dodici. Ho disegnato una vignetta che mostrava alcuni dei Dodici come teste. Penso che Ciclope fosse uno di loro, poi probabilmente Jean e anche Apocalisse. Gli altri erano soltanto dei profili anonimi di contorno. Una delle cose che conferiscono ai fumetti un certo grado di potere è il mistero. Non devi necessariamente rispondere a tutte le domande… anche se una cosa impossibile da fare per i fan è non cercare una risposta a tutte le domande.

Louise – Quella dei Dodici era in realtà una trama in sospeso che inserii io. Ricordo che ai vecchi tempi, quando lavoravo alla Warren Publishing, Jim Warren, l’editore, diceva che le persone amano liste e numeri. Quindi proviamo con i Dodici, no? Credo che nascesse semplicemente come tributo a Jim Warren. Ma lanciai quella trama nel mucchio con l’intenzione di tornarci in seguito.

 

I Dodici, vignetta di Walt Simonson

 

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Fonte: AIPT