Brian Michael Bendis (Powers) e David Walker (Luke Cage) parlano di Naomi, una delle serie targate Wonder Comics. Il primo numero è ormai uscito nelle fumetterie americane e la coppia di sceneggiatori ha commentato l’esordio sulle pagine di Newsarama in un’intervista fiume che si addentra molto nella trama del primo albo.

A voi le dichiarazioni più significative di Walker e Bendis, che si aggiungono a quelle di un mesetto fa, ripulite per quanto possibile da quel che non possiamo cogliere senza aver letto l’albo ma, siete avvertiti, comunque potenzialmente SPOILER. Soprattutto riguardo l’enorme segreto nascosto nella piccola cittadina della protagonista, perno attorno a cui ruota tutta quanta la vicenda. Un segreto destinato, secondo gli autori, ad avere un impatto su tutto l’Universo DC.

 

Naomi #2, variant cover di Emanuela Lupacchino

Walker – Per quanto ami i miei eroi della cultura pop, mi trovo spesso con una sensazione di stanca, di tutto già visto, per quanto riguarda gli eroi che leggo. Mi sembra sempre la stessa minestra riscaldata. Non solo avevo voglia di qualcosa di diverso, ma anche creare e lavorare a una storia che deviasse un po’ dalla norma.

Allo stesso tempo, capita che la maggior parte dei miei amici abbia attualmente delle figlie, che vanno dai cinque ai vent’anni. So, dai loro discorsi e per averlo visto, come reagiscono a film come Wonder Woman e a personaggi come Vedova Nera e Supergirl sullo schermo. E allora mi sono detto che avevo voglia di scrivere un personaggio di quel tipo. Un po’ anche perché mi intimidisce e so che questo sentimento è qualcosa che potrebbe spingermi a creare proprio ciò di cui sento la mancanza. Ed è saltato fuori che quel che stavo cercando era il personaggio di Naomi.

Bendis – La storia si concentra sulla sua ricerca, c’è qualcosa che la spinge a mettersi a caccia. Qualcosa che riguarda Superman, e non solo perché è un’icona e un eroe. Ma c’è un mistero che lei sente dentro da risolvere. Nel primo numero ne parliamo un po’. La sua terapista riesce a farle confessare in parte perché ha questa ossessione per Superman. Naomi è adottata, e la cosa c’entra.

Una delle cose che rende me e David felici è la reazione del pubblico a questo tema, il fatto che tutti facciano il tifo per lei anche per questo. Naomi si sente diversa dagli altri e ha ragione. Sta per mettersi a caccia della verità in città e per scoprire i segreti di un sacco di gente, come questi siano connessi al suo. E scoprirà qualcosa di grosso successo in città diciassette anni fa.

 

Una storia sulle domande che tutti ci facciamo sulle nostre origini, secondo Walker, affascinato dalla possibilità di esplorare le proprie radici quasi all’infinito, risalendo generazioni e generazioni di antenati, alla ricerca di un passato che ci riguarda profondamente. Naomi cerca di dare spiegazione ai suoi sentimenti, alla percezione di qualcosa di grande e importante che ancora non sappiamo cosa coinvolga. C’entreranno i suoi genitori adottivi? O forse quelli biologici?

 

Bendis – La storia è destinata a costruire la soluzione pezzo per pezzo. Sono entusiasta di come la gente stia reagendo. Il fatto che si sia davvero appassionata al primo numero è un grande sollievo, perché non lo davamo affatto per scontato, ma c’è qualcosa di davvero gigantesco che aspetta tutti i lettori dietro l’angolo. Il segreto di Naomi è enorme e aggiunge uno strato di significato a tutto l’Universo DC.

 

Entrambi gli sceneggiatori fanno gli applausi all’artista della serie, Jamal Campbell, che li ha colpiti non solo per la qualità del tratto e della costruzione visiva dei personaggi, ma per una sensibilità molto particolare nel delineare i luoghi della storia e le sue ambientazioni.

 

Bendis – Stiamo costruendo il mondo di Naomi, che incontrerà presto quello di Young Justice, lungo il percorso. E poi, da quel momento, tutti gli sceneggiatori DC sono avvertiti: un elemento si aggiungerà a tutto l’universo narrativo. Una volta che lo avremo messo in campo, sarà a disposizione di tutti e tutti potranno giocarci. Il che, per me, è parte del divertimento. Non capita molto spesso, oggigiorno.

Non voglio paragonare me e David a nessuno, ma la situazione qui è molto simile a quella in cui Jack Kirby arrivò alla DC e gli fu fatto spazio, concedendogli di creare e fare follie. E lui creò il Quarto Mondo. Io e David non ci avviciniamo neanche lontanamente, ma siamo consapevoli di essere nella stessa posizione e di avere a disposizione almeno il tentativo di creare qualcosa di folle con la nostra idea, come lui ha fatto con la sua.

 

 

 

Fonte: Newsarama