In occasione del centenario del Giro d’Italia, Topolino rende omaggio al grande evento sportivo tramite una storia disegnata da Paolo Mottura, autore anche della copertina variant del numero del settimanale in edicola la prossima settimana. A Napoli Comicon l’autore ne ha parlato, durante l’evento W la bici, in compagnia del caporedattore dell’area grafica Vito Notarnicola e della direttrice Valentina De Poli, che gli ha posto alcune domande.

 

Il ciclismo è un tema a te caro. Che impressione ti ha fatto ricevere la sceneggiatura di questa storia?

Per un disegnatore è importante avere una storia ben scritta. Il tema è secondario. E questa è un’ottima sceneggiatura, molto ben concepita. Ed è particolare perché ha diversi registri: è umoristica e leggera, ma al contempo profonda. In alcuni snodi viene evidenziato il pensiero di Paperino, gregario e rivale di un campione, e in altri momenti si ride.

Lo stesso “cattivo” (l’avversario di Paperino) attraversa più fasi: prima è scorretto e senza scrupoli, interessato solo alla vittoria, per poi evolvere e decidere di gareggiare in maniera sportiva e leale, come insegnano Coppi e Bartali. E, sì, mi sono anche divertito perché il ciclismo è una delle mie grandi passioni: la bici è un mezzo di trasporto, ma anche un modo per esplorare il mondo.

Sei appassionato di ciclismo da sempre, quindi?

Sì. Quando ero piccolo era il periodo della crisi del petrolio e dell’austerity. L’unico modo per spostarsi diventava quindi la bici. Io avevo tre anni e portavo la bicicletta con le rotelle: dovevo seguire quella di mio padre e mia madre, invece, chiudeva questa nostra piccola carovana.

 

La direttrice ha quindi chiesto a Vito Notarnicola, altro appassionato di ciclismo, com’è Paolo Mottura come compagno di viaggio.

 

Ho avuto l’onore di vedere Paolo in bici allo Stelvio, quasi sempre senza mani. È stato bravo perché mi ha sempre aspettato. Allora scherzavamo sul fatto che, prima o poi, avremmo fatto una copertina sul ciclismo. E alla fine l’abbiamo fatta davvero.

Nel realizzarla si sono susseguite varie idee. Pensavamo ad un colore più acceso, più fluo, come sfondo a Coppi e Bartali. Alla fine ha vinto una copertina dal tono più “invecchiato” e caratterizzata dall’effetto morbido al tatto, detto soft touch. Il tratto delle figure di sfondo è leggerissimo, per dare risalto alle figure dei due ciclisti.

 

Tornando a Paolo Mottura, Valentina De Poli gli ha chiesto se disegnare la bicicletta è difficile come disegnare un cavallo, nota “bestia nera” di tanti fumettisti.

 

Come nella maggior parte delle cose che faccio, sono incosciente e non mi pongo tante domande. Per me è facile, poi bisogna vedere se è venuta bene oppure no. In generale, però, Paperino in bici non funziona bene per un problema di proporzioni: bisogna barare, allungando le zampe e rimpicciolendo la bicicletta.

Ancora peggio, però, è stato disegnare Topolino sulle due ruote in Dylan Top, dove la sceneggiatura prendeva che salisse su una bici alta, adatta invece a Pippo. L’importante, ad ogni modo, è animare questi oggetti inanimati in base al momento della storia, deformandoli per rendere la velocità o la staticità.

 

Circa il fumetto, sceneggiata da Sisto Nigro, Mottura ha aggiunto:

 

Mi è piaciuto lavorarci perché avrei potuto disegnare i posti in cui sono stato e a cui sono affezionato. Il Giro d’Italia ha la peculiarità del territorio: si dice che sia la corsa più bella da vedere. Il Tour de France, in questo, è relativamente più noioso, anche se è più grande come gara. Peccato, però, aver scoperto solo dopo aver iniziato a lavorare agli studi degli ambienti che la trama non parlava del Giro d’Italia… ma del Giro del Calisota! Ho dovuto cancellare tutto e sostituire i paesaggi del nostro Paese con vedute del Grand Canyon e della Monumenti Valley. Qualcosa di italiano, però, è rimasto, perché alcune vignette mi sono rifiutato di cancellarle.

La storia finisce all’inizio della tappa più importante della gara. Non importa chi la vincerà, non è quello il senso della narrazione. Nel ciclismo tutti gareggiano per vincere, ma è impossibile senza gli altri. Durante le gare si formano strane alleanze, fino a pochi metri dall’arrivo, dove queste si rompono e scatta la competizione. Anche i grandi campioni non arrivano al traguardo da soli, ma devono farlo in gruppo. E in questo è fondamentale il gregario, grande sportivo senza magari le qualità del campione.

Tra le comparse dell’ultima vignetta, pronti alle sprint finale, ci sono anche i ciclisti che hanno fatto la storia di questo sport: Coppi, Bartali, Merckx, Pantani… fino a un singolare tizio in velocipede.

Mottura