Jonathan Hickman ha rivoluzionato le avventure e la vita stessa dei mutanti Marvel con il suo progetto di rinnovamento e il suo lavoro di scrittura sulla testata X-Men. Ora, con la conclusione dell’evento intitolato Inferno, è pronto a salutare temporaneamente le testate mutanti. Ma i suoi progetti non sono chiusi qui.

 

 

Il momento perfetto per i lettori per rivolgere allo sceneggiatore una serie di domande, raccolte dal sito Adventures in Poor Taste e sottoposte a Hickman. Ecco le dichiarazioni più sostanziose che ne sono originate. A partire da quelle sul ruolo di Emma Frost in Inferno.

 

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Hickman – Credo sia sempre un errore dare per scontato che qualunque personaggio rimanga sempre dello stesso allineamento in eterno. Intendo dire che parte di ciò che abbiamo fatto in questi mesi è sottoporvi l’idea che la Nazione di Krakoa sia un obiettivo talmente monolitico e una causa talmente elevata che tutti i mutanti mettano i propri scopi al suo servizio. Mystica è interessante, perché è colei che sin da subito si è opposta a quella causa e lo ha fatto per amore, se le diamo credito. E anche Emma è interessante, in quanto l’ha accettata quando pensavamo che non lo avrebbe fatto. Si sarà detta “facciamolo ancora una volta” oppure “questa è l’ultima volta”?

Ho scavato nella vita di tutto il clan dei Summers, ma l’idea dietro alla serie era quella di creare un diario di viaggio di Krakoa, con Ciclope a farci da guida. Sarebbero dovuti essere dodici numeri e molto diversi da ciò che avete visto, quando ho progettato la serie X-Men. Ovviamente, le cose sono cambiate molto da quando ho scritto il primo.

Una delle cose che più mi spiace non aver tentato è il modo in cui avremmo voluto dar forma al lancio dell’intera linea mutante. Inizialmente, l’idea era usare X-Men come rampa di lancio per altre testate. X-Men #1 avrebbe parlato della Compagnia del Club Infernale e avremmo lanciato Marauders due settimane dopo. Poi, alla luce delle questioni poste in questa nuova serie, X-Men #2 avrebbe posto il problema di un servizio segreto mutante, e allora avremmo lanciato X-Force dopo due settimane dopo. E così via.

La convinzione era che i numeri uno delle serie sono sempre complicati da lanciare e che questa sarebbe stata una specie di stratagemma per dar loro forza, ma le nuove testate si sono trovate con un sacco di pesi da portare, più del normale, perché introducevamo concetti, personaggi e temi all’interno di un contesto che ha reso meno familiari dei personaggi un tempo ben noti. I piani sono cambiati un sacco e per ottime ragioni, ma l’esperimento rimane uno di quelli che vorrei tentare, prima o poi, perché resto convinto che sarebbe efficace.

Inferno #3, copertina di Jerome Opeña

Se fossi stato io a decidere, non avreste mai visto anticipazioni, rivelazioni di copertine, niente copie ai recensori. Non abbiamo molto da guadagnare, specialmente alla luce dei prezzi e della paginazione dei nostri albi. Si tratta di uno scambio perdente, che deruba i lettori della gioia della lettura e uccide il piacere di raccontare storie. Ho cercato di convincere tutti a mentire su ogni cosa, ma qualcosa su accuse di frode e avvocati ci ha fatto cambiare idea.

Una delle ultime cose che farò negli uffici delle storie degli X-Men è partecipare a una riunione di tre giorni che ci preparerà a ciò che leggerete nei prossimi anni. Sono certo che risponderemo a un sacco di domande che la casa editrice potrebbe avere sulle scelte di narrazione che il gruppo sta facendo, ma non sarà complesso, perché tutti stanno lavorando individualmente sulla questione da un po’. Prenderemo tutto quel che è stato pianificato, lo integreremo all’idea che abbiamo riguardo la direzione più ampia della linea, troveremo il modo di coordinare le cose e poi ci assicureremo di dare a tutto un ritmo e una struttura.

Le cose stanno andando alla grande, ma sono certo che ci sentiremo tutti ancora più solidi, dopo la riunione. Il mio contributo, attualmente, è suggerire idee e proposte, un po’ di struttura, qualche gancio narrativo interessante, dettagli su alcuni personaggi. Ma le storie che usciranno dopo che avrò lasciato X-Men sono la cosa veramente importante, che darà vita a ciò che propongo. Negli ultimi due anni mi sono preso sia troppo credito che troppe colpe per quel che abbiamo fatto. La colpa non mi interessa, ma il merito sì.

Troppo presto per parlare dei miei prossimi progetti, perché risponderei in maniera insoddisfacente, ma posso dirvi che non c’entrano nulla con i mutanti. A meno che non torni nuovamente in questa sezione della Marvel per lavorarci, voglio stare lontano il più possibile dai personaggi. Se non lo facessi, le mie storie suonerebbero nel migliore dei casi come un commento su quelle che altri scrittori stanno raccontando e probabilmente pensereste che io sia ancora responsabile degli eventi. Cosa che non mi interessa minimamente.

L’ho già detto altrove, ma gli X-Men erano la mia lettura Marvel da bambino. Per il resto, leggevo albi della DC. Nei dieci anni in cui ho lavorato qui, questa è la prima volta in cui ho potuto scrivere personaggi per cui provo un sincero affetto. Sapevo da sempre che avrei affrontato di petto Magneto, con cui mi sono divertito molto. Come con il resto del Concilio. Grandiosi personaggi. Ma se mi chiedete quale sia quello che ho riscoperto scrivendolo, la risposta è probabilmente Apocalisse, che mi ha davvero sorpreso.

 

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Fonte: AITP