Continuano le nostre interviste per il quarantennale di Lupo Alberto. Dopo Giacomo MichelonPiero Lusso, Oggi intervistiamo Andrea Castellan, in arte Casty.

Come hai cominciato a collaborare con Lupo Alberto? Cosa ricordi del periodo in cui muovevi i primi passi con il personaggio?

Nel 1993 avevo iniziato a scrivere storie per Cattivik, l’altro mensile di Silver: mi ci divertivo un sacco e quindi per lungo tempo quello fu il mio unico interesse. Verso la fine degli anni ’90, però, anche su stimolo dei colleghi, iniziai a proporre qualche soggetto per le storie complete di Lupo Alberto. Non proposi strisce, sia perchè la striscia con la battuta fulminante è per me un formato abbastanza ostico, sia perchè su quelle c’erano già al lavoro  tre mostri come Silver stesso, Bruno Cannucciari e Giacomo Michelon.
Silver apprezzò fin da subito le storie che proponevo anche perché erano quasi tutte incentrate su Alberto in primis, e poi su una spiccata caratterizzazione dei comprimari meno usati come Glicerina, Krug ecc. Al tempo, era il 1999, Enrico la talpa stava erodendo sempre più popolarità al titolare della testata, un po’ come è accaduto (e accade tutt’ora) con Paperino nei confronti di Topolino. Mi diedi quindi molto da fare in quel senso, evitando volontariamente di scrivere storie con Enrico protagonista: non perché non mi piacesse (anzi), ma proprio perché l’obiettivo era quello di ridare un po’ di smalto ad Alberto.
Le cose andarono benissimo per anni, tant’è che Silver nemmeno mi richiedeva di visionare i soggetti, e alla fine scrissi circa una cinquantina di storie per il mensile.
Poi, eeeeh, mi invaghii di Topolino…

Rispetto ad altri personaggi con cui hai lavorato, cosa contraddistingue il cast che popola la fattoria McKenzie? Quali sono le caratteristiche che lo differenziano dagli altri fumetti?

Una cosa che mi piace del Lupo è la grande varietà dei toni che hai a disposizione quando scrivi una storia. Intendo, come in Topolino e co., puoi parlare di avventura, amore, amicizia, anche fantascienza se vuoi: però, sul Lupo, puoi permetterti anche di usare anche toni molto adulti. Puoi far finire una storia in modo amaro, puoi permetterti della satira sociale e/o politica anche piuttosto caustica. Ricordo per esempio una storia che scrissi parecchi anni fa, in cui la fattoria si ritrovava sotto elezioni e tutti i partiti italiani di allora venivano in maniera più o meno velata messi alla berlina. Sul Lupo quindi puoi essere più …”cattivo”, arrivando a un tipo di umorismo a-là Simpsons, per capirci. Con Topolino questo non è possibile: tutto deve sempre rimanere in un ambito il più garbato e politically correct possibile.

Quali sono le storie di Lupo Alberto che preferisci?

Be’ sul Lupo hanno lavorato e lavorano tutt’ora molti bravissimi autori, e ognuno ha dato il suo ottimo contributo alla testata… per cui non voglio far torto a nessuno indicando questa o quella storia in particolare. Posso dire però che mi sono sempre molto piaciute le storie a più livelli di lettura, che riescono a farti ridere ma che ti portano anche riflettere.

La forza degli autori che hanno gestito il Lupo è stata quella di avere, sempre, ben presente quello che è il carattere del personaggio così come è stato inteso da Silver: non mi ricordo di aver mai visto un Alberto “out of character”. Gli stessi disegnatori che coadiuvano Silver, Giac e Bruno, hanno sempre avuto il massimo rispetto per il tratto silveriano.

E’ grazie a questo profondo rispetto per il personaggio, e alla coerenza nel portare avanti il lavoro di Silver, che è stato possibile creare moltissime belle storie.

Tra quelle scritte da me, invece, mi piace ricordarne due a cui sono piuttosto affezionato: Il gioco più bello del mondo, che era una spietata satira sul mondo del calcio e sulla perdita di quelli che sono i valori alla base delle competizioni sportive; e Voto a rendere, la storia di satira politica cui avevo accennato prima che, tra l’altro, riletta a dieci anni di distanza, risulta pure un po’ profetica…

Da anni la visibilità della testata è in calo, con sempre meno storie inedite e una produzione che purtroppo non è paragonabile agli anni d’oro del personaggio… Pensi che il personaggio abbia ancora qualcosa da dire? Cosa credi potrebbe farlo tornare alla ribalta?

Premetto che, ormai ammaliato dai personaggi Disney, è da un po’ che non seguo più il mensile. Alberto e compagni  restano comunque  personaggi molto popolari e amati dal pubblico, tant’è che gadget, bigliettini e quant’altro li riguardi continuano ad andare bene. Il problema ahimè è che la gente legge sempre meno fumetti, se è vero che anche una corazzata come Topolino deve fare i conti con un lento, ma inesorabile calo dei lettori. Io penso e spero che si tratti di una crisi passeggera, e auspico che Alberto possa trovare sbocchi, per esempio, nell’animazione: già sono state fatte due serie di cartoni animati, e mi piacerebbe davvero che la cosa continuasse. Magari anche a livello meno… imponente: c’è un archivio di strisce immenso da poter utilizzare come soggetti per dei corti (cortissimi, intendo: roba da 15/30 secondi), strisce che potrebbero essere animate e adattate al video senza enormi finanziamenti. Ecco, io credo che una efficace sinergia tra fumetto tradizionale e fumetto “animato” potrebbe funzionare. Perché il problema non è Alberto, che è un personaggio ancora vitale e attuale, ma piuttosto il fatto che bisogna andarselo a cercare, in edicola.