È uscito ieri Scirocco, il nuovo fumetto di Giulio Macaione edito da BAO Publishing. La storia ruota attorno a tre diverse generazioni di una famiglia che si divide tra Venezia la Sicilia: Mia studia danza classica e sogna di entrare in un’importante accademia, suo padre non si concede di lasciarsi amare da qualcuno di diverso dalla figlia, mentre la nonna si trova a fare i conti con il suo passato e come ha deciso di condurre la propria vita.

 

 

Grazie alla casa editrice abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a un incontro con l’autore riservato alla stampa, durante il quale ha raccontato com’è nato questo progetto. Macaione ha trattato apertamente alcuni colpi di scena del fumetto, per cui consigliamo di proseguire solo dopo la lettura del volume.

 

Scirocco, copertina di Giulio Macaione

Giulio Macaione – È una storia generazionale, sono tre generazioni della stessa famiglia, quindi ci sono parti della storia in cui ci si concentra di più sul pensiero e sul vissuto di uno dei tre personaggi principali, anche se in realtà per come la vedo io le protagoniste vere sono Mia ed Elsa, lo scambio tra di loro è l’elemento più importante. Elsa rappresenta la molla che mi ha spinto a scrivere questa storia, ovvero la perdita di una persona molto cara a causa di un tumore; Mia invece sono io, è la mia voce.

Questo racconto ce l’ho in gola da quattro anni, da quando appunto ho perso questa persona. Non sapevo ancora di preciso cosa dovevo buttare fuori. Come dice Mia, io sono stato una persona comprensiva, che non ha fatto troppe domande, non ha esposto il proprio pensiero più di tanto, sapendo di dover accogliere il dramma di un’altra persona e di un’altra famiglia. Sono partito da una posizione di profondo rispetto per la scelta e questo rimane, nonostante tutto.

Il dialogo finale dove Mia esprime il suo rimpianto per non aver parlato è un po’ come mi sento io tuttora, è stata la scena più difficile da realizzare. Buttare fuori queste cose è servito ad addomesticare questo dolore che non riuscivo a superare perché era una persona fondamentale per la mia crescita, presentissima anche nella mia vita adulta. Non vi nascondo che ho disegnato un terzo di questo libro piangendo, perché dovevo scavare in questi sentimenti e cercare di riportarli sulla carta.

Scirocco, anteprima 01

Da un certo punto della lavorazione del libro per me è stato un crescendo d’emotività, fino all’ultima danza di Mia durante l’esame di ammissione. Credo che sia servito essere così emotivo nel disegnare, perché le prime reazioni di chi ha letto il libro in anteprima sono di profonda emozione, evidentemente sono riuscito a trasmettere quello che avevo dentro.

Partivo da una posizione di profondo rispetto per la scelta, ho scoperto che molte persone decidono di non fare la chemio. La prima persona a cui ho fatto leggere il fumetto è stata una mia amica che ha superato un tumore, ora sta bene, proprio perché avevo paura di affrontare un argomento così delicato non avendolo vissuto sulla mia pelle. Temevo di essere attaccato, essere visto come quello che si appropria di una tematica femminile; la mia amica mi ha tranquillizzato, mi ha detto di aver percepito il mio rispetto nei confronti del problema e il mio punto di vista esterno.

Comunque non è una storia biografica, Elsa è un personaggio fittizio; tra l’altro ho mescolato elementi che riguardano la mia famiglia, come il paese, la Sicilia, la casa è quella dei miei nonni, il cane Amelia era il mio, ci ho messo tante cose che avevo bisogno di metabolizzare, tante perdite e anche rimpianti.

Scirocco, anteprima 01

Venezia è la città più bella del mondo, avevo voglia di disegnarla, anche perché tutto è vecchio e consumato, non ci sono linee dritte, è tutto impreciso per cui è divertentissimo per un disegnatore. Poi c’è l’acqua: chi ha letto i libri precedenti sa che sono un po’ fissato con il mare, da siciliano. La fascinazione per Venezia c’era già, ma quando poi ho scoperto che una delle cause dell’acqua alta è lo scirocco, un vento tipicamente siciliano, allora l’ho trovata una scelta obbligata.

A San Mauro in Castelverde, nel paese in cui è ambientata la parte gialla del libro, mia nonna da piccola vedeva il mare ma è lontano: sono 1.100 metri in montagna ed è una strada tutta curve abbarbicata su un cocuzzolo, quindi non era facile raggiungerlo. Questo mi ha sempre affascinato, per me il mare è sempre stato a portata di mano. E anche a Venezia vedi il mare ma non lo tocchi, non ti bagni, mi piaceva anche il parallelismo.

Quando immagino una scena non penso alla tavola, ma la immagino fosse una scena cinematografica, recitata, con colori, musica in sottofondo, effetti sonori… Questo mi aiuta nella narrazione, nelle inquadrature e nella regia della tavola; è qualcosa che mi viene abbastanza spontaneo. Forse se non avessi fatto il fumettista avrei voluto fare il regista. Anche da bambino non disegnavo per disegnare, disegnavo delle sequenze.

 

Durante l’incontro abbiamo potuto porre qualche nostra domanda all’autore.

 

Visto che hai detto di ragionare in modo cinematografico, hai mai pensato a un fanta-casting dei tre protagonisti? Chi vedresti nei panni di Mia, Elsa e Gianni?

Macaione – Per Gianni ti direi Jude Law: lo ingrassiamo un po’, stempiato lo è già. Mia potrebbe essere una Elle Fanning. Elsa invece è Julianne Moore, cambiamo i capelli e la invecchiamo leggermente, per me è perfetta.

Mi ha stranito la scelta della copertina. Mi aveva emozionato un tuo post su Facebook nel quale raccontavi l’illustrazione che è stata messa sulla quarta di copertina del volume; finendo il libro quell’immagine mi è rimasta molto più impressa, ha un significato più profondo.

Prima di iniziare la lettura, la copertina con la ballerina che balla con gli stivali su un ponte veneziano era una scena molto suggestiva, quasi felliniana… però del fumetto mi ha colpito molto di più la Sicilia. Come hai effettuato la scelta della copertina finale di Scirocco?

SciroccoMacaione – È una scelta che ho preso assieme a Caterina e Michele, gli editori. Per me la copertina era quella con l’asino, è stata una delle prime illustrazioni che ho fatto. Anche perché in realtà è una foto di una cugina di mio papà e l’ho copiata, nell’inquadratura e nella posa dell’asino, per cui c’ero molto affezionato. Bisogna dire che per quanto quella foto sia ricorrente nel libro, non è proprio rappresentativa della storia, rischiava di trarre in inganno. La protagonista che balla è quello che poi ritrovi nel fumetto.

Sono felice di aver messo Venezia in copertina, perché la Sicilia l’ho già raccontata, forse sarebbe stato troppo fare il terzo libro con la Sicilia in copertina. L’ho messa sul retro perché ci tenevo, così si sottolinea la doppia ambientazione. Quando ho ricevuto le copie mi sono reso conto di essere molto contento di aver ascoltato l’editore e aver cambiato la copertina.

Caterina Marietti – È sempre il dilemma che uno si pone, soprattutto noi editori, ragionando sulla copertina. L’autore pensa alla storia che ha raccontato e conosce benissimo. Sappiamo che la copertina deve attrarre il lettore, quando Giulio ci ha proposto l’illustrazione con Mia a Venezia… era perfetta.

Ci sono molti fattori: oggi una copertina viene fotografata per essere messa su Instagram, oppure il potenziale acquirente la vede in piccolo sullo store online, questi elementi ci fanno propendere per una immagine rispetto a un’altra. L’illustrazione proposta inizialmente da Giulio era stupenda, ma era per chi aveva già letto il libro. Quella che poi abbiamo scelto era più universale e raccontava la partenza del fumetto, più che l’arrivo.