A Lucca Comics & Games 2019 abbiamo potuto in piacere di incontrare Ramón K. Pérez, disegnatore di Tale of Sand, Wolverine and the X-Men e Hawkeye, ospite della casa editrice milanese BAO Publishing in quanto disegnatore della graphic novel Jane, scritta da Aline Brosh McKenna (sceneggiatrice de Il diavolo veste Prada) e originariamente proposta oltreoceano dai BOOM! Studios.

 

 

Qua sotto potete leggere la nostra intervista al disegnatore canadese, ci ha parlato del processo creativo con cui si è approcciato a questo particolare fumetto, che colloca una versione moderna della Jane Eyre di Charlotte Brontë nella Grande Mela.

 

Ciao, Ramón! Benvenuto su BadTaste.it! Ci racconti com’è nato il progetto di “Jane”?

Jane, copertina di Ramón K. Pérez

Aline Brosh McKenna aveva l’ufficio nello stesso palazzo di Jim Henson, a Hollywood. Io in quel periodo stavo lavorando a “Tale of Sand”, per l’editore Archaia, perciò ero spesso alla Henson Company per interviste o riunioni. Il mio editor, Stephen Christie, è diventato amico di Alice Brosh McKenna, e lei gli ha parlato di una collaborazione perché è una grande fan dei fumetti e voleva realizzarne uno. Stava valutando diversi disegnatori, ma per questo progetto non aveva ancora trovato nessuno che avesse fatto scattare la scintilla, perciò lui mi ha chiesto se mi andasse di incontrarla.

Ci siamo visti a Los Angeles e abbiamo parlato del progetto. La cosa mi ha entusiasmato parecchio, così ho realizzato qualche bozzetto. Lei ha realizzato la sceneggiatura. Le ho chiesto di scriverla come se fosse per un film – un terreno che le è familiare – e poi io l’ho adattata per un graphic novel.

Il fumetto si apre con alcune pagine dedicate all’infanzia della protagonista e disegnate con uno stile quasi abbozzato. 

Sì, Aline ha adattato solo una piccola parte del romanzo originale. Lei ne è una grande fan, ma è un racconto molto lungo. L’idea di utilizzare uno stile differente è stato un modo per passare rapidamente al fulcro della vicenda. A noi interessava vedere Jane a New York.

Hai scelto di utilizzare uno stile grafico più classico rispetto ai tuoi lavori per la Marvel. Essendo “Jane Eyre” un grande classico della Letteratura, hai voluto ricercare un effetto simile anche nel fumetto, accantonando soluzioni più sperimentali?

Un po’ sì. Il mio ultimo progetto per Archaia è stato “Tale of Sand”. Lì le vignette erano più caotiche, un riflesso della storia. Per “Jane”, trattandosi di un testo classico, volevo mantenere una struttura della tavola ordinata, anche per non renderla troppo complessa agli occhi delle persone che solitamente non leggono fumetti. Non volevo fare troppe follie, solo in pochi passaggi mi sono concesso di rompere i margini della vignetta, la struttura è da nove vignette a tavola.

Jane, anteprima 01

Trovo invece che il colore sia utilizzato in un modo più espressionista ed “estremo”. 

Sono convinto che il colore sia in un certo senso la colonna sonora di ogni fumetto, quindi ho deciso di utilizzare una determinata palette cromatica per ciascuna scena. Ad esempio, per l’appartamento di Rochester ho usato dei colori freddi, almeno finché non vi entra la figlia, che porta calore nella scena. Ho cercato di accompagnare l’andamento emotivo della storia: i colori cambiano di pari passo con i sentimenti di Jane.

Parliamo dei lavori di Jane, un’artista proprio come te. Quando disegni qualcosa che viene ritratto da lei nella storia, cerchi di cambiare il suo stile? Penso che possa essere un po’ come quando un attore deve interpretare un personaggio francese, che a sua volta cerca di parlare in spagnolo… Non può essere l’attore che “semplicemente” parla in spagnolo, c’è un passaggio ulteriore. Hai in qualche modo cambiato la tua mano per dare uno stile personale a Jane o possiamo considerarlo comunque lo stile di Pérez “prestato” alla protagonista?

Ho provato a differenziare leggermente i suoi disegni, anche se ovviamente è dura allontanarsi tanto dal proprio tratto. Una volta sviluppato uno stile personale, per realizzare qualcosa di diverso bisognerebbe disegnare con la mano sinistra o qualcosa di simile! Però spero che i lettori possano notare i due differenti approcci. Ho cercato di creare uno stile di disegno di Jane, ma è pur sempre qualcosa di mio.

Penso che “Jane” sia un progetto parecchio adatto a una trasposizione cinematografica, anche per via delle sue origini. C’è qualche idea a riguardo?

No, è nato come fumetto. Concordo che si presterebbe molto bene per diventare un film. Qualche anno fa era stato opzionato, ma la compagnia ha lasciato decadere i diritti e non se n’è fatto niente.

“Jane” è la tua seconda graphic novel. Ti trovi meglio a lavorare in questo formato o con le serie regolari composte da episodi più brevi?

Jane, anteprima 03

Oh, sono un grande fan delle graphic novel perché mi permettono di avere molta libertà, anche se in entrambi i casi ho realizzato degli adattamenti, seppur atipici. Quando lavoro con un editore come Marvel, ovviamente, mi viene assegnata una sceneggiatura già completa, dunque gran parte del lavoro è già impostato a monte.

Aline mi ha dato una sceneggiatura di settanta pagine, ma non era suddivisa in tavole; l’ho impostata come volevo io, soffermandomi sugli elementi che trovavo più interessanti. A volte anche i dialoghi non erano completi, ho rifinito io il tutto e l’ho suddiviso in vignette. L’ho contattata e abbiamo collaborato per il finale, che è diverso dalla sua versione originale. È stata una lavorazione a quattro mani e sento di essermi espresso al meglio in quest’opera.

 

Ramon K. Perez