Lucca Comics & Games 2019 ha segnato la nascita di un sodalizio con il Festival international de la bande dessinée d’Angoulême. La collaborazione tra le due importanti fiere vedrà ogni anno la presenza di un Angoulême Guest of Honour in Italia e, viceversa, un ospite d’onore selezionato da Lucca per la Francia. La prima prestigiosa firma prestataci dai cugini d’oltralpe è Alex Alice.

 

 

Terzo testamento e Siegfried sono stati portati in Italia da Panini Comics, mentre Oscar Ink sta pubblicando il più recente successo di Alice, Il castello delle stelle. Proprio l’etichetta di Mondadori ci ha permesso di incontrare l’autore alla fiera toscana, ed ecco com’è andata la nostra chiacchierata:

 

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Dopo un fumetto fantastico come “Siegfried”, ispirato all’opera del compositore tedesco Richard Wagner, sei passato ad ambientazioni completamente diverse con “Il castello delle stelle”. Come ti sei approcciato a progetti così lontani tra loro?

Alex Alice – Avrei delle difficoltà a risponderti perché per me è stato abbastanza facile passare da un’opera all’altra. Innanzitutto, in entrambe c’è Wagner, quindi non sono così diverse! [Ride]

Di certo ci sono degli aspetti comuni. Il punto di raccordo tra queste due opere è stato un viaggio in Germania che ho fatto insieme ai miei genitori quando ero ragazzo. Ho avuto modo di visitare i castelli di Ludovico II di Baviera. Si tratta di opere di architettura decisamente stilizzate e affascinanti – con quei pinnacoli lunghissimi – che ho voluto sfruttare e inserire nel mio lavoro. Poi, come dicevo prima, ho ritrovato Wagner anche in questi castelli, quindi questi elementi hanno fatto da raccordo tra le due opere.

“Il castello delle stelle” è ambientato in un’epoca storica ben precisa, la Seconda Rivoluzione Industriale. Quali sono gli aspetti del periodo che ti hanno maggiormente colpito, finendo per influenzare il tuo lavoro?

Il Castello delle Stelle vol. 2: I Cavalieri di Marte, copertina di Alex Alice

Alex Alice – Ottima domanda. Me la sono posta diverse volte anche io! [Ride] La mia risposta è proprio “Il castello delle stelle”. Molte persone sono colpite da questo periodo prevalentemente per le opere d’ingegneria che venivano realizzate; per me, invece, è importante sottolineare come questi anni siano gli ultimi in cui gli artisti si sono occupati anche di Scienza, in cui si sono lasciati contagiare dallo spirito positivista, e viceversa. Su tutti, ti faccio l’esempio di Johann Wolfgang von Goethe, poeta che ha scritto un trattato sull’ottica e uno sulla catalogazione delle piante. Tanti scienziati, inoltre, che si cimentavano con la poesia. Ecco, questo è l’ultimo periodo in cui è successo.

Passando al fumetto, se guardi il castello in cui si svolgono alcuni dei fatti, dall’esterno appare medievale, ma, una volta all’interno, ti rendi conto che ci sono degli elementi di architettura industriale, con putrelle e travi in acciaio. Oppure, pensa alle navicelle spaziali che appaiono nel racconto: la propulsione si basa su principi scientifici, ma grande importanza viene data anche agli abbellimenti delle macchine stesse, decorazioni e dettagli che ne caratterizzano l’estetica. La fusione di queste due anime è l’incarnazione dello spirito di quei tempi. La Torre Eiffel ne è un esempio perfetto.

Anche nella caratterizzazione dei personaggi puoi ritrovare questo contrasto, in particolare nella contrapposizione tra il professor Archibald e il principe: il primo si fa fautore di uno spirito scientifico, il secondo romantico. La separazione di questi due sentimenti genera catastrofi, mentre il sincretismo dei due modi di vedere l’universo porta a un equilibrio. Estremizzare l’animo romantico accentua il nazionalismo ha portato alle guerre, quella franco-prussiana prima e la Grande Guerra poi. Dall’altro lato, la Scienza priva di sentimenti appare sterile.

Lo spirito positivista di questo periodo emerge dallo sguardo dei giovani protagonisti de “Il castello delle stelle”, che sembrano incarnare la poetica del fanciullino di Giovanni Pascoli. È voluto?

Alex Alice – No, non era intenzionale! [Ride] Pensando alla tua domanda, ho trovato la risposta. Nel primo volume assistiamo a quell’estremismo romantico del principe di cui ti parlavo prima, quando decide di scomparire. Si tratta di un personaggio che porta alle estreme conseguenze la sua idea. Nel secondo e nel terzo volume, che sto ultimando, si andrà verso un razionalismo decisamente più preminente. Senza anticipare troppo, ci sarà qualcuno che metterà un limite a questa deriva, comprendendo la necessità di non abbandonarsi esclusivamente a una delle due inclinazioni. La mia idea è che bisognerebbe sempre mantenere un equilibrio, mai superare il limite.

Un aspetto che contribuisce a rendere affascinante l’esperienza di lettura di “Il castello delle stelle” è il design delle navicelle spaziali e delle varie architetture. Quali sono stati i riferimenti che hai seguito per la progettazione di questi elementi?

Alex Alice – Mi sono documentato tantissimo sulle macchine dell’epoca, sia quelle immaginarie che quelle effettivamente realizzate. In particolare, sono rimasto colpito dal lavoro di Albert Robida, illustratore francese di cui ti consiglio caldamente le opere. Inoltre, non posso non citare l’arte di Hayao Miyazaki, che mi ha offerto molti spunti per realizzare la storia.

Su tutti, però, avevo ben chiaro il design del Nautilus così come appare nel film della Disney “20.000 leghe sotto i mari”. È esattamente ciò che volevo trasporre. Se ben ricordi, il capitano suona l’organo, e quindi nel sottomarino c’è una sala per la musica. La sua presenza è giustificata proprio da quello che dicevamo prima: l’unione di uno spirito artistico con quello scientifico, ingegneristico.

Rispetto ai tuoi lavori precedenti, hai modificato la tecnica di colorazione passando agli acquerelli: da dove nasce l’esigenza di cambiare?

Alex Alice – Sono sempre stato attratto dalle illustrazioni che accompagnano i libri di Jules Verne. A ben guardare, però, sono tutte un po’ sfumate, e spesso può capitare di non distinguere una nuvola da un altro elemento; sono sempre avvolte da un’aura di mistero e incertezza. Ho pensato che la chiave grafica per trasmettere queste suggestioni fosse l’acquerello. Questa tecnica ti permette di avere dei contorni indefiniti e si presta a questo genere di interpretazione.

Un’opera popolata da personaggi magnetici e dall’universo narrativo così vasto sembra portata alla creazione di uno spin-off. Senti la necessità di ampliare ulteriormente questo mondo fantastico?

Alex Alice – È la prima volta che realizzo un progetto il cui l’universo narrativo si sposa perfettamente con i personaggi ed entrambi catalizzano il mio interesse. L’idea di sviluppare uno spin-off mi è balenata in testa fin dall’inizio, quindi, e ti posso dire che lo stiamo già realizzando. Questa volta andremo su Venere con personaggi diversi rispetto a quelli che avete già conosciuto.

L’opera dovrebbe uscire in Francia l’anno prossimo e non sarà scritta e disegnata da me, bensì da altri due fumettisti. Per questo progetto, infatti, ho deciso di ricoprire il ruolo di deus ex machina, supervisionando il tutto. Tra l’altro, lo sviluppo dell’ultimo capitolo di “Il castello delle stelle” e questo spin-off sta avvenendo in simultanea. Ti posso anticipare che in seguito alcuni personaggi verranno ripresi.

 

Pasquale Gennarelli e Alex Alice