A Lucca Comics & Games 2019 abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Tony Valente, l’autore del manga francese Radiant, pubblicato in Italia da J-POP.

 

 

Qui sotto potete leggere la nostra intervista in cui il fumettista ci parla delle sue fonti di ispirazione per Radiant e di quali possibili sviluppi pensa che potrà avere la serie.

Ringraziamo la casa editrice milanese per la disponibilità.

 

Ciao, Tony! Benvenuto su BadTaste.it!
Quali sono i manga con cui sei cresciuto e che hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Ho cominciato con “Dragon Ball” e “Ranma 1/2”. Prima ho visto gli anime e poi ho letto i fumetti. Ce ne sono stati molti altri, dopo, ma quelli che mi hanno riportato ad appassionarmi ai manga sono stati “Naruto” e “One Piece”. Soprattutto quest’ultimo mi ha spinto a realizzare qualcosa di simile.

Quali pensi siano le principali differenze tra i fumetti che hai realizzato con uno stile europeo e i manga? È una questione di passione o ti ricorda qualcosa con cui sei cresciuto? Trovi che abbiano altri vantaggi dal punto di vista tecnico?

La differenza principale sono le dimensioni del racconto. Nei fumetti francesi hai quarantasei pagine, o anche meno, per raccontare una storia. Devi essere in grado di comprimere tanti elementi della trama in un solo volume, e ne viene pubblicato uno all’anno, spesso anche meno.

Per quanto riguarda i manga, invece, ogni anno escono più volumi che hanno dalle 150 alle 200 pagine, perciò puoi trascorrere molto più tempo con i personaggi, approfondire la loro psicologia: puoi costruire qualcosa di più profondo. È come in una serie televisiva: vedere un episodio non è come vedere un film, ti affezioni maggiormente ai protagonisti nel corso del tempo e li conosci meglio.

Un elemento che richiede molto tempo e risorse nella realizzazione dei fumetti europei è certamente il colore, mentre un manga – essendo in bianco e nero – può essere completato più rapidamente. Personalmente, adoro le tavole a colori di “Radiant”. Pensi che un giorno potremmo mai vedere un edizione di “Radiant” interamente colorata, un po’ come sta avvenendo in Giappone con titoli come “Dragon Ball”, “Ken il Guerriero” e “Naruto”?

Non credo. Quando realizzo le tavole mi piace inserire il colore, ma non tornerei mai indietro per aggiungerlo in un secondo momento. Non credo che sia utile che qualcuno di diverso dall’autore aggiunga il colore. Capisco perché lo fanno – i lettori comprano più copie – ma dubito avverrà mai per “Radiant”.

Sei il primo autore francese che realizza un fumetto in stile manga pubblicato in Giappone. Hai riscontrato delle differenze nell’accoglienza da parte dei lettori europei e giapponesi?

Non ho avuto modo di cogliere differenze, visto che ci sono state poche occasioni per me di incontrare i lettori giapponesi. Loro non sono abituati a incontrare gli autori, e non ci sono molti eventi come Lucca Comics & Games. Sono stato in Giappone per fare qualche conferenza e alcune sessioni di firme, ma non conoscendo la lingua non ho potuto parlare molto con loro.

Il fatto che uno studio giapponese abbia deciso di realizzare un anime di “Radiant” può essere considerata una consacrazione. Hai avuto modo di collaborare con lo staff della serie animata? Sei stato coinvolto?

Sì, sono costantemente in contatto con loro. Mi fanno un sacco di domande e mi mandano le sceneggiature degli episodi. Gli faccio commenti sia sui copioni che sul design, così da trovare un punto d’incontro tra ciò che desidero e le possibilità fornite dal budget e dal tempo.

Negli ultimi anni, grandi mangaka come Akira Toriyama e Eiichiro Oda hanno collaborato alla realizzazione di lungometraggi animati scrivendo storie originali per il grande schermo. È qualcosa che ti piacerebbe fare? Hai già avuto qualche idea per un possibile film di “Radiant”?

Non è qualcosa che posso decidere io. Se vorranno mai fare un film animato, sarò felice di proporre una storia originale, ma non posso essere io ad avanzare una richiesta del genere. Producono un lungometraggio cinematografico quando una serie ha un grande successo. Ci sono migliaia di anime, e solo una piccolissima parte arriva sul grande schermo. Non sono a quei livelli di popolarità. Anche un titolo di grande successo come “Fairy Tail” non ha generato un film per il Cinema. Solo qualche OAV, mi sembra.

Radiant

Pensi a “Radiant” come una serie che procederà a lungo, com’è stato per “Dragon Ball” e “One Piece”, o hai in mente un numero indicativo di volumetti in cui pensi che vedremo il finale?

Ho in mente gli elementi principali del finale della storia. Non è completamente definito e ho diverse opzioni a riguardo, ma non so quanti numeri ci vorranno per arrivare alla conclusione.

Ci hai raccontato del tuo amore per gli shonen manga di avventura. Quando “Radiant” finirà, pensi di volerti dedicare a un altro fumetto dello stesso genere? O preferiresti esplorare altri generi tipici del Fumetto giapponese, come la commedia scolastica o lo sportivo?

Non penso che potrei fare altro. Sono sempre stato appassionato di questo genere narrativo, anche se ci sono altri titoli che mi piacciono, come “Berserk” o “Atelier of Witch Hat”. Al momento non credo ci siano storie lontane dallo shonen manga che mi piacerebbe disegnare ogni giorno.

 

Tony Valente