Jagan 1, copertina variant di Emiliano Mammucari

L’impressione iniziale per un qualunque curioso che sfogliasse per la prima volta Jagan, di Muneyuki Kaneshiro e Kensuke Nishida, sarebbe di trovarsi di fronte a qualcosa di totalmente assurdo: un trionfo d’immaginazione e nonsense nella miglior tradizione del Fumetto nipponico.

Non ci riferiamo tanto al diluvio di rane che investe la città in cui vive il protagonista, Shintaro Jagasaki, in fondo piogge improvvise di animali sono un fenomeno raro ma attestato in diversi luoghi del pianeta; la stramberia è che gli anfibi in questione, dall’origine incerta, sono in grado di fondersi con il corpo degli esseri umani, nutrendosi dei loro desideri più repressi e rendendoli “guasti”, ossia mutandoli in mostri terrificanti e forsennati, schiavi delle loro pulsioni.

Anche Shintaro viene contagiato, ma il simbionte che ha invaso il suo organismo è ancora allo stato larvale di girino, dunque incapace di intaccare il cervello del proprio ospite. Il ragazzo, che di mestiere fa il poliz...