Ah, che meraviglia poter leggere un fumetto come La Saga dei Bojeffries. In particolare modo oggi, quando, a più di trent’anni dalla prima edizione del primo episodio della stessa, l’attualità e la sagacia di tale opera e della mente dietro questa, quella del grande Alan Moore, risultano parimenti geniali come lo erano al tempo. Quando un’opera conserva, e magari accresce persino, il suo valore, che resiste immutato al tiranno passare degli anni, signori, vuol dire che abbiamo indubbiamente a che fare con un capolavoro. E La Saga dei Bojeffries lo è, un capolavoro, nel suo essere un’esile raccolta in volume di “appena” nove episodi.

Protagonisti di questa “storia a puntate”, definita dagli stessi autori come una soap opera paranormale, sono i Bojeffries, un nucleo familiare che potremmo facilmente definire come aberrante o distopico. C’è Jobremus Bojeffries, il capofamiglia, padre, figlio e fratello. C’è Ginda, ragazza con la ...