Cavalcando l’eco dell’ultimo lavoro di Denis Villeneuve, nelle ultime settimane è stato distribuito nei cinema italiani Jodorowsky’s Dune, il documentario che ripercorre il primo straordinario tentativo di portare sul grande schermo il celebre romanzo di fantascienza di Frank Herbert. Il regista cileno non è mai riuscito a concretizzare il suo film, ma il progetto è riuscito comunque a diventare oggetto di culto, grazie ai nomi di spicco che erano stati coinvolti: un Moebius all’inizio della sua carriera, H.R. Giger quando ancora non aveva disegnato gli xenomorfi di Alien, i Pink Floyd chiamati a comporre la colonna sonora. Sembrava destinato a diventare un capolavoro, ma una volta finita la fase di pre-produzione, tutto svanì in una bolla di sapone altresì chiamata “non ci sono i soldi”.

 

 

Sentendo Alejandro Jodorowsky parlare del suo Dune non si può fare a meno di venire trascinati dal suo entusiasmo, ma purtroppo sappiamo bene che le pellicole non sono fatte solamente di sogni. Sono concretezza, compromessi con la produzione, incidenti sul set, riprese e interpretazioni che non rendono giustizia agli intenti iniziali. Quanti film affascinanti sulla carta poi si sono rivelati delle cocenti delusioni? Se a un trailer esaltante può corrispondere una pellicola mediocre, la resa finale di qualcosa senza nemmeno un minuto di girato è una variabile ben più grande. Soprattutto considerando che il regista voleva realizzare un’opera lunga 20 ore, con un Orson Wells ritirato dalle scene e un Salvador Dalì determinato a volere una giraffa in fiamme sul set. Cosa sarebbe mai potuto andare storto… no?

Il documentario sull’incompiuto Dune affascina proprio per questa ambizione rivoluzionaria, per l’energia creativa psichedelica che il regista sprigiona nel parlare del progetto. Ma dopo aver passato un’ora e mezza a glorificare la sua mirabolante visione, Jodorowsky si mostra rassegnato di non averla potuta portare al cinema, riciclandola però per la sua serie L’Incal e per gli altri volumi a fumetti ambientati nel medesimo universo narrativo. Non è la prima volta e non sarà l’ultima in cui la nona arte corre in soccorso dell’audiovisivo, per proporre ai lettori un’opera che non ha visto la luce per limiti di budget o problemi produttivi. Ma sul foglio di carta, un esercito di astronavi costa quanto un dialogo tra due personaggi in primo piano, per cui tutto è più semplice e richiede il coinvolgimento di molte meno persone.

 

Moebius Dune

 

Dopo che Moebius (pseudonimo utilizzato da Jean Giraud per i suoi lavori di genere fantastico) aveva lavorato per anni al progetto Dune, sarebbe stato un delitto non utilizzare nulla di tutto quel materiale. E anche se le centinaia di pagine di storyboard sembrano destinate a non venire mai pubblicate, abbiamo l’opportunità di ammirare il suo design dei costumi, delle creature aliene, degli scenari surreali e dei veicoli futuristici. Lo ritroviamo all’interno dei sei volumi de L’Incal, una delle sue opere più imponenti, realizzato a quattro mani proprio con Jodorowsky.

Ne L’Incal non ci sono vermi di sabbia o trafficanti di spezia, ma ci sono personaggi e situazioni che possono ricordare Dune, basti pensare all’androgina Imperatrice. Jodorowsky però prende le distanze dal romanzo di Herbert e il pianeta completamente acquatico di Aquend sembra l’esatto opposto del desertico Arrakis, una dichiarazione di intenti che manifesta la volontà di percorrere altre strade. L’autore cileno infatti recupera soprattutto l’atmosfera, l’estetica e il misticismo che avrebbero caratterizzato la sua versione cinematografica di Dune. Tra sequel, prequel e spinoff, l’universo narrativo de L’Incal conta oggi una quarantina di volumi, ma è nelle prime sei storie disegnate da Moebius che si può respirare lo spirito visionario di quell’utopia cinematografica mai compiuta.

L'Incal

Il protagonista de L’Incal è il detective John Difool che, accompagnato dal suo assistente Deepo, scoprirà qualcosa che sconvolgerà le loro vita, trascinandoli in un vortice di mistero e intrighi. C’è infatti una potentissima entità malvagia chiamata la Tenebra, ma per fermarla John dovrà concepire un bambino che sarà poi destinato a salvare l’universo.

L’edizione italiana più recente del fumetto è stata pubblicato un paio d’anni fa da Mondadori Oscar Ink; se avete visto il documentario Jodorowsky’s Dune e sognate di mettere le mani sul tomo con gli storyboard di Moebius, questo volume è sicuramente quanto di più simile ci sia in circolazione. E grazie al cielo ne esistono ben più di due copie.