venezia66

Fonte: Badtaste.it

Continua il diario del nostro collaboratore-regista-inviato al Lido Giacomo Cimini, che il 10 settembre presenterà il suo corto La città nel cielo:

Come solito, il Festival sembra un meccanismo che si sta rodando. Il problema maggiore? Il numero di accreditati, decisamente eccessivo per la macchina organizzativa. Sarà forse la concorrenza con Roma e il fatto di voler vantare un numero impressionante di accreditati a spingere verso questa strada? Capita così che il sottoscritto, dopo essersi fatto 45 minuti di fila, non riesca a entrare alla proiezione di The Road, nonostante persone presenti in sala gli confermino che i posti ci sono tranquillamente. Certo, è un sistema democratico che permette al pubblico di partecipare bene (e magari entrando prima degli accreditati), ma evidentemente qualcosa deve essere ancora rodato.

Detto questo, vivere un'esperienza in cui per tutta la giornata guardi e parli soltanto cinema, è decisamente emozionante. Venezia 66 magari non presenta enormi sorprese nei film che vedi, ma neanche fregature. Quello che ti viene promesso in presentazione è, sostanzialmente, quello che vedi sullo schermo. In questo senso, il festival soddisfa ogni tipo di palato e riesce nell'obbiettivo di diventare un crowd pleaser notevole, tanto che può capitare di uscire dal film di Todd Solondz e ritrovarsi a vedere una pellicola sui vichinghi.

O di assistere a uno degli horror più interessanti dell'anno, che però in teoria dovrebbe essere un semplice documentario, Videocracy (guarda il trailer). Si vede chiaramente che il regista ha il classico sguardo da persona che NON vive più in Italia e nota cose che ormai a noi sembrano assolutamente normali. Vivendo da tempo a Londra, ogni volta che accendo la televisione (e non solo la BBC, ma anche i canali più commerciali) noto che sono dominati da persone assolutamente normali, quasi brutte direi, mentre in Italia sono tutti bellissimi. Lì possiamo vedere anche segretarie e postini, qui solo tronisti. In questo senso, si tratta di un documentario perfetto per far capire cosa siamo attualmente agli spettatori esteri, la storia di come l'Italia sia diventata una videocrazia e abbia modificato i propri comportamenti per scimmiottare i modelli delle televisioni private.

Di sicuro, dimostra che il luogo comune, che vuole che in Italia non si riescano a raccontare gli italiani, è una balla. Sono i registi che non riescono (e non vogliono) raccontare gli italiani. Perché descrivere Lele Mora o Fabrizio Corona, al di là di ogni aspetto morale, è straordinario, soprattutto se si può vedere la loro lotta non contro il potere, ma per la conquista del potere. E quando arriva un incredibile personaggio che ruba la scena a tutti, a metà tra Quinto potere e il Tom Cruise di Magnolia, ti sembra di essere passati nel campo della fiction e di non poter credere che quella sia invece la realtà.

Certo, Videocracy ha dei piccoli limiti legati anche all'argomento trattato e il personaggio del giovane che cerca di emergere in televisione è troppo scontato per meritarsi questa attenzione. Ma il messaggio più forte del film (e penso sia voluto) è la totale mancanza di un'opposizione a tutto questo, considerando che non appaiono personaggi che contrastino questo stato di cose, quasi un'accusa. E il paradosso (o metafora perfetta, fate voi) è che mentre vedevo il film, arrivavano da fuori i rumori dell'Excelsior, che praticamente dalle 18 si trasforma in una sorta di Billionaire, pieno di personaggi che probabilmente sono amici di Corona e Mora.

Che dire invece di Todd Solondz e di Life During Wartime, uno strano sequel di Happiness, ma con gli attori cambiati? Sicuramente, hai un forte senso di déjà vu (la prima scena di questo film è uguale a quella del suo predecessore), ma può creare confusione se non si è visto recentemente Happiness, che peraltro risultava più incisivo. Comunque, l'idea di utilizzare volti televisivi che magari rifanno i loro ruoli del piccolo schermo è decisamente interessante. In sostanza, pellicola che non aggiunge niente all'originale, ma se vi è piaciuto quello, probabilmente non sarete scontenti neanche del sequel…

Qui trovate il sito ufficiale di Giacomo Cimini, mentre qui sotto vi proponiamo i due primi minuti del suo corto:

 

 

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