Fonte: BadTaste.it

Capitolo 27

Il nascondiglio finale

Non c'è modo di sterzare: il drago non ci vede, e da un momento all'altro potrebbe fare un movimento brusco o ruotare su se stesso, e i ragazzi precipiterebbero. In questo precario equilibrio, Harry pensa: quanto ci metterà Voldemort a scoprire il furto della coppa d'oro? Quando la scoprirà, saprà che Harry sta dando la caccia agli Horcrux.

Arrivati sopra a un lago, i tre decidono di tuffarsi in acqua. Il drago non se ne accorge nemmeno, e prosegue il suo volo. Ora i tre hanno l'Horcrux, ma non hanno più la spada.

Nel frattempo, Voldemort sta interrogando un goblin della Gringott:

"Ripetilo!" mormorò Voldemort. "Dillo ancora!" "M-Mio Signore" balbettò il goblin, gli occhi neri spalancati dal terrore, "S-Signore, abbiamo cercato di f-fermarli, quegli i-impostori… sono entrati… entrati nella c-camera dei L-Lestrange…"
"Impostori? Quali impostori? Credevo che la Gringott disponesse di sistemi per smascherare gli impostori. Chi erano?"
"Era… era… il ragazzo, Potter, e d-due complici…"
"E hanno preso?" disse, alzando la voce, colto da un'orribile paura. "Dimmelo! Cos'hanno preso?" "U-una piccola coppa d'oro, mio S-Signore…"
Il grido di furia, di incredulità, lo abbandonò come fosse il grido di un'altra persona: era disperato, delirante, non poteva essere vero, era impossibile, nessuno aveva mai saputo: com'era possibile che il ragazzo avesse scoperto il suo segreto?
La Bacchetta Maggiore fendette l'aria, e un raggio di luce verde rimbalzò nella stanza; il goblin inginocchiato rotolò a terra, morto.
[…]
Solo tra i morti, percorreva la stanza a lunghi passi, su e giù, e gli si pararono davanti come in una visione: i suoi tesori, le sue tutele, le àncore che lo legavano all'immortalità: il diario era distrutto e la coppa rubata; cosa, cosa poteva succedere se il ragazzo avesse saputo degli altri?
[…]
Vero, non aveva percepito la distruzione del diario, ma aveva pensato che fosse perché allora non aveva un corpo con cui sentire, era meno di un fantasma… No, di certo gli altri erano al sicuro… gli altri Horcrux dovevano essere intatti…
[…]
Un po' di calma temperò la sua furia: come avrebbe potuto il ragazzo sapere che aveva nascosto l'anello nella capanna dei Gaunt? Nessuno sapeva che lui era imparentato con i Gaunt, aveva tenuto segreto il legame, gli omicidi non erano mai stati collegati a lui; l'anello, di certo, non correva pericoli.
E come poteva il ragazzo, o chiunque altro, sapere della caverna, o superarne gli ostacoli? L'idea che qualcuno potesse rubare il ciondolo era assurda…
Quanto alla scuola: solo lui sapeva in che punto di Hogwarts aveva nascosto l'Horcrux, perché solo lui aveva indagato i più oscuri segreti di quel luogo…
E poi c'era ancora Nagini, che ora doveva restargli vicina, non avrebbe più svolto incarichi per lui, sarebbe rimasta sotto la sua protezione…
Ma per essere certo, per essere assolutamente certo, doveva tornare in ciascuno dei nascondigli, doveva raddoppiare le protezioni per ognuno dei suoi Horcrux… un lavoro, come la ricerca della Bacchetta Maggiore, che avrebbe dovuto svolgere da solo.

Harry vede tutto ciò nella sua testa, e capisce che anche nella migliore delle ipotesi (cioè che lasci per ultimo l'Horcrux di Hogwarts) Voldemort sarà a Hogwarts nel giro di poche ore. Voldemort crede sia il caso di allertare Piton del fatto che Harry possa tentare di entrare nel castello, ma senza dirgli il perché: non si fida di Piton fino a questo punto…

Non c'è un minuto da perdere: Harry, Hermione e Ron indossano il mantello e si smaterializzano, diretti a Hogsmeade.

Capitolo 28

Lo specchio mancante

Appena i tre si materializzano a Hogsmeade, sentono un urlo terribile, simile a quello di Voldemort. La porta dei Tre manici di scopa si spalanca e ne escono Mangiamorte incappucciati.

Protetti dal mantello, i tre scappano: ma i Mangiamorte, che pur non potendo vedere di chi si tratta sanno che ci sono degli intrusi, inviano contro di loro alcuni dissennatori. Harry non può evocare un patronus perché verrebbe immediatamente scoperto; né ci si può smaterializzare da Hogsmeade, perché sono stati applicati degli incantesimi di sicurezza.

Quando i dissennatori si avvicinano troppo, però, Harry non resiste più, ed evoca il patronus. All'improvviso, nel vicolo in cui si sono rifugiati si apre una porta, e una voce roca dice loro: "Potter, qui dentro, presto! Salite al piano di sopra, tenete addosso il mantello, svelti!"

I tre obbediscono e si ritrovano in un salotto con un piccolo caminetto, sopra il quale è appeso un ritratto dipinto a olio: è una ragazza bionda, dallo sguardo dolce ma un po' vacuo.

Harry si affaccia alla finestra. In strada c'è il loro salvatore, che non è altri che Aberforth Silente.

"E allora?" stava sbraitando all'indirizzo di uno degli incappucciati. "E allora? Voi mi mandate i dissennatori a casa, e io non devo fare un patronus? Non li lascerò avvicinare, ve l'ho detto, non li voglio!"

"Quello non era il tuo patronus!" disse un Mangiamorte. "Era un cervo, era di Potter!"

"Cervo!" ruggì il barista, ed estrasse una bacchetta. "Un cervo! Pezzo d'idiota! Expecto Patronum!"

Qualcosa di enorme e cornuto eruttò dalla bacchetta: a testa bassa, corse verso la strada principale e sparì alla vista. […]

"Cervo?" ruggì ancora. "E' una capra, imbecille!"

"Va bene, va bene, ci siamo sbagliati" disse il secondo Mangiamorte. "Ma tu rompi il coprifuoco un'altra volta, e non saremo così clementi!"

Harry nota che sul caminetto, vicino al quadro, c'è un piccolo specchio rettangolare. In quel momento, Aberforth entra nella stanza.

Portava gli occhiali. Dietro le lenti sporche, gli occhi erano di un azzurro penetrante e luminoso. "E' il tuo occhio che ho visto nello specchio… Sei stato tu a mandare Dobby da noi."
Il barista annuì e si guardò intorno, cercando l'elfo. […]
"Tu sei Aberforth" disse Harry all'uomo che gli voltava le spalle.
Lui non confermò né negò, ma si chinò per attizzare il fuoco.
"Dove hai preso questo?" chiese Harry, avvicinandosi allo specchio di Sirius, gemello di quello che aveva rotto quasi due anni prima.
"L'ho comprato da Mundungus circa un anno fa" disse Aberforth. "Albus mi ha detto cos'era. Ho cercato di tenerti d'occhio."
Ron sobbalzò.
"La cerva d'argento!" disse , emozionato. "Eri tu anche quella volta?"
"Di cosa parli?" disse Aberforth.
"Qualcuno ci ha mandato un patronus a forma di cerva!"
"Con quel cervello, potresti fare il Mangiamorte, ragazzo mio. Non ti ho appena dimostrato che il mio patronus è una capra?"
"Ah" disse Ron, "Sì, be'… be', io ho fame!" aggiunse, sulle difensive, mentre il suo stomaco brontolava rumorosamente.

I tre spiegano ad Aberforth che, ben lungi dal fuggire e mettersi al sicuro, devono anzi entrare nel castello. Aberforth dice loro di non dar retta a suo fratello, e di pensare solo a salvarsi la pelle. Anche l'Ordine della Fenice è ormai finito, secondo Aberforth: "Voi-Sapete-Chi ha vinto, è finita, e chiunque finga il contrario si illude."

Hermione gli chiede se la ragazza nel ritratto è Ariana. Aberforth racconta la sua versione della storia, molto diversa da quella di Rita Skeeter:

"Quando mia sorella aveva sei anni fu attaccata, aggredita, da tre ragazzi babbani. L'avevano vista fare magie, spiandola dalla siepe del giardino: era una bambina, non poteva controllare la magia, nessun mago può farlo a quell'età. Credo che quello che videro li avesse spaventati. Si fecero strada attraverso la siepe, e quando lei non riuscì a spiegar loro dov'era il trucco, quelli si lasciarono un po' prendere la mano nel tentativo di far smettere il piccolo mostro. […] La distrussero, ecco quel che fecero. Non fu più la stessa, dopo quel giorno. Non voleva più usare la magia, ma non riusciva a liberarsene; la magia si rivoltò contro di lei e la fece impazzire. Erompeva da lei quando non poteva controllarla, e a volte era strana e pericolosa. Ma per la maggior parte del tempo era dolce, spaventata e innocua.
"E mio padre andò a cercare i bastardi che l'avevano ridotta così" disse Aberforth "e li attaccò. E per questo lo rinchiusero ad Azkaban. Non disse mai perché l'aveva fatto, perché se il Ministero avesse saputo cos'era diventata Ariana, l'avrebbero rinchiusa a San Mungo per sempre. […] Dovevamo tenerla al sicuro, e tenerla buona. Ci trasferimmo, dicemmo a tutti che era malata, e mia madre si prese cura di lei… […] E poi, quando aveva quattordici anni… Vedete, io non ero lì" disse Aberforth, "Se fossi stato lì, avrei potuto tranquillizzarla. Ebbe uno dei suoi attacchi di rabbia, e mia madre non era più tanto giovane, e… fu un incidente. Ariana non riuscì a controllarsi. Ma mia madre restò uccisa.

A quel punto Albus era tornato a casa come capofamiglia; ma poche settimane dopo era arrivato Grindelwald, e – sempre secondo Aberforth – Albus aveva iniziato a trascurare la povera Ariana. E poi, un giorno…

"Iniziammo a litigare… E io tirai fuori la bacchetta, e lui tirò fuori la sua, e il migliore amico di mio fratello usò il Cruciatus contro di me… e Albus cercava di fermarlo, e poi tutti e tre stavamo duellando, e i lampi di luce e i rumori la fecero esplodere, non ce la faceva più…"

Aberfoth impallidì, come se avesse ricevuto una ferita mortale.
"…E credo che lei volesse aiutarci, ma non sapeva cosa stava facendo, e non so chi di noi l'abbia fatto, poteva essere chiunque… ed era morta."

[…] "Ovviamente, Grindelwald si diede alla fuga. Aveva già una bella fedina penale, al suo paese, e non voleva che ci scrivessero sopra anche il nome di Ariana. E Albus era libero, no? Libero dal fardello di sua sorella, libero di diventare il più grande mago del…"
"Non è mai stato libero" disse Harry.
"Scusa?" disse Aberforth.
"Mai" disse Harry. "La notte in cui tuo fratello morì, bevve una pozione che lo fece impazzire. Iniziò a gridare, a supplicare qualcuno che non era lì. Non far loro del male, per favore! Fallo a me, piuttosto!"

Harry ribatte che lui ha intenzione di continuare a combattere, anche se Aberforth si è arreso. Aberforth ha intenzione di aiutarlo?

Per tutta risposta, Aberforth si avvicina al ritratto di Ariana e le dice: "Sai cosa devi fare." Ariana sorride, si volta e si avvia lungo un tunnel dipinto dietro di lei. E' l'unica via d'accesso al castello: tutti i passaggi segreti sono stati chiusi. Quando Ariana ritorna, non è sola:

C'era qualcuno con lei, qualcuno più alto di lei, che camminava zoppicando, con l'aria emozionata. Aveva i capelli più lunghi di come Harry glieli avesse mai visti: aveva diversi tagli sul volto e i suoi vestiti erano strappati e laceri. Le due figure divennero sempre più grandi, finché il quadro riuscì a contenere solo le teste e le spalle. Poi l'intera cornice si mosse in avanti aprendosi come una piccola porta, e rivelò l'ingresso di un vero tunnel. E da quel tunnel, con i capelli lunghi e spettinati, il volto ferito, gli abiti strappati, uscì il vero Neville Paciock, che lanciò un ruggito di gioia, saltò giù dal caminetto e gridò: "Sapevo che saresti venuto! Lo sapevo, Harry!"

Capitolo 29

Il diadema perduto

Neville è ridotto piuttosto male. Ferite, graffi, un occhio gonfio. Ma non vuole sentirne parlare, e chiede subito a Harry se sono vere le cose che racconta la trasmissione "Potterwatch": che i ragazzi sono entrati alla Gringott, che sono fuggiti con un drago… Harry conferma tutto, e Neville è felicissimo.

Poi Neville racconta come vanno le cose di questi tempi a Hogwarts: Alecto e Amycus Carrow, i due mangiamorte, controllano la scuola insieme a Piton, e sono responsabili della disciplina, che applicano con ferocia. Gli altri insegnanti devono rendere conto a loro due, ma non lo fanno se possono evitarlo: tutti odiano i Carrow, sia gli studenti sia i professori. Tranne Draco, Tiger e Goyle, ovviamente.

Amycus insegna quella che un tempo si chiamava "Difesa contro le arti oscure", ma che ora è di fatto l'insegnamento delle arti oscure. I ragazzi sono obbligati a esercitarsi scagliando il Cruciatus contro i loro compagni. Harry, Ron e Hermione inorridiscono a questa notizia. E' così che Neville si è procurato quelle ferite: si è rifiutato di fare il Cruciatus agli altri ragazzi, ed è stato punito.

La sorella di Amycus, Alecto Carrow, insegna Babbanologia, materia obbligatoria per tutti. Naturalmente, si studia che i babbani sono come animali, stupidi e sporchi, e che hanno maltrattato i poveri maghi costringendoli a nascondersi.

"Quest'altra ferita" disse Neville indicando un altro taglio sulla guancia "è perché le ho chiesto quanto sangue babbano hanno nelle vene lei e suo fratello."
"Accidenti, Neville" disse Ron, "c'è modo e modo di fare gli spiritosi."
"Tu non l'hai sentita" disse Neville. "Neanche tu avresti accettato una cosa del genere. Il fatto è che… è bene che qualcuno dimostri di osteggiarli: dà speranza a tutti quanti. Lo notavo quando lo facevi tu, Harry." "Ma ti usano come affilatoio per i coltelli" disse Ron […].
"Non importa. Non vogliono versare troppo sangue puro. Quindi ci torturano un po' se alziamo la cresta, ma non ci uccideranno."
Harry non sapeva cos'era peggio, se le cose che stava dicendo Neville oppure il tono tranquillo e pacato con cui le diceva.
"Le uniche persone davvero in pericolo sono quelle i cui amici e parenti fuori di qui stanno dando problemi. Le prendono in ostaggio. Il vecchio Xeno Lovegood parlava un po' troppo, sul Cavillo, e loro hanno rapito Luna sul treno mentre tornava a casa per Natale."
"Neville, Luna sta bene, l'abbiamo vista…"
"Sì, lo so, è riuscita a mandarmi un messaggio."
Tirò fuori dalla tasca una moneta d'oro, e Harry la riconobbe: era uno dei Galeoni falsi che l'Esercito di Silente aveva usato per comunicare.
"Ci sono state utilissime" disse Neville, sorridendo a Hermione. "I Carrow non hanno mai capito come facessimo a comunicare tra noi, stavano diventando matti. Di notte uscivamo e facevamo graffiti sul muro, Esercito di Silente: il reclutamento è ancora aperto, cose del genere. Piton era furioso."
"In che senso, facevate?" disse Harry, notando che Neville parlava al passato. "Beh, le cose sono diventate più difficili, con il tempo" disse Neville. "Abbiamo perso Luna a Natale e Ginny non è mai tornata dalle vacanze di Pasqua. Noi tre eravamo i leader, in pratica. I Carrow sapevano che c'ero io dietro a molte di quelle cose, quindi si sono accaniti contro di me, e poi Michael Corner è stato preso mentre liberava un ragazzino del primo anno che avevano incatenato, e l'hanno torturato parecchio, e questo ha spaventato molti." "Ci credo" mormorò Ron, mentre il tunnel iniziava ad andare in salita. "Be', non potevo pretendere che tutti subissero quel che aveva subìto Michael, così abbiamo smesso di fare quelle azioni dimostrative. Ma combattevamo ancora, di nascosto, fino a un paio di settimane fa. Poi hanno deciso che c'era un solo modo per fermarmi, credo: colpire mia nonna."
"Cosa?!" dissero Harry, Ron e Hermione insieme.
"[…] Sì, ma il punto è che…" si voltò verso di loro, e Harry fu sorpreso nel vedere che sorrideva "hanno sottovalutato la nonna. Una vecchietta che vive sola… Fatto sta che Dawlish ora è in ospedale, e la nonna è scappata. Mi ha scritto dicendo che è fiera di me, che sono il degno figlio dei miei genitori."

Alla fine del tunnel c'è la Stanza delle Necessità. Qui Harry è accolto trionfalmente, come un eroe, da studenti di tutte le case tranne Serpeverde. Ci sono Seamus, le Patil, Ernie Macmillan, Terry Steeval… Poco dopo arrivano anche Luna, Dean, Ginny, i gemelli Weasley, Lee Jordan, Cho Chang.

Gli studenti che si nascondono qui – e si sono accampati bene, ci sono letti per dormire e anche un bagno – sono al sicuro dai Carrow, perché Neville ha chiesto alla stanza di impedire ai due fratelli di entrare.

Harry ha un'altra visione: Voldemort ha appena scoperto che l'anello è scomparso da casa Gaunt. E' furioso, e può darsi che decida di venire subito a Hogwarts. Non c'è un minuto da perdere.

Neville insiste perché Harry si faccia aiutare dall'Esercito di Silente nella sua missione; tutti loro si sono dimostrati fedeli a Silente. Effettivamente, anche se Harry continua a ripetere che la missione è stata affidata solo a loro tre, è pur vero che nessuno sa in quale punto di Hogwarts sia l'Horcrux, né che aspetto abbia; quindi è meglio che più persone possibile aiutino nella ricerca. Ovviamente, dice Ron a Harry, "non diremo loro che è un Horcrux!".

Allora, Harry spiega a tutti gli altri che stanno cercando "qualcosa che aiuterà a sconfiggere Voldemort", un oggetto appartenuto a Cosetta Corvonero. Luna ipotizza che possa trattarsi del diadema perduto di Corvonero: che però, appunto, è andato perduto secoli fa.

Cho Chang si offre di accompagnare Harry nella sala comune dei Corvonero, per mostrargli il ritratto della fondatrice, che indossa il diadema. Ginny però, nonostante la drammaticità del momento, fa la gelosa, e pretende che sia Luna e non Cho ad accompagnare Harry…

Così, Luna e Harry, sotto il Mantello, e con l'ausilio della Mappa del malandrino, si mettono in cammino per i corridoi del castello. La sala comune non è protetta da una parola d'ordine, come quella di Grifondoro: entrare è più complicato, bisogna rispondere a una domanda. Stavolta la domanda è: "Viene prima la fenice o la fiamma?" Luna risponde: "Un cerchio non ha inizio." E così i due entrano nella sala comune.

Harry riconobbe Cosetta Corvonero dal busto che aveva visto a casa di Luna. La statua era vicino a una porta che conduceva, Harry immaginò, ai dormitori. Si avvicinò alla donna di marmo e lei sembrò guardarlo con un mezzo sorriso inquisitore sul volto, bella ma un po' spaventosa. Un diadema finemente decorato, riprodotto nel marmo, le cingeva la testa. Somigliava alla tiara indossata da Fleur al suo matrimonio. C'era una scritta incisa sul diadema. Harry si tolse il mantello e salì sul piedistallo della statua per leggere:

Un ingegno smisurato per il mago è dono grato

"Il che vuol dire che tu sei al verde, stupido" disse una voce stridula.
Harry si voltò, scese dal piedistallo e atterrò sul pavimento. Le spalle cadenti di Alecto Carrow erano di fronte a lui, e mentre Harry alzava la bacchetta, lei poggiò uno dei suoi grassi polpastrelli sul teschio e il serpente tatuati sul suo braccio.

Capitolo 30

Il licenziamento di Severus Piton

Mentre Alecto chiama Voldemort, Harry ha un'altra visione: il Signore Oscuro sta per entrare nella caverna dov'era nascosto il ciondolo, ma si ferma di colpo perché ha ricevuto il messaggio: il ragazzo è stato catturato. Voldemort decide tuttavia di controllare il ciondolo prima di andare a Hogwarts.

Harry torna in sé, e scopre che Luna ha appena Schiantato Alecto. Harry torna sotto il mantello con Luna, appena in tempo per non essere visto dai ragazzi di Corvonero, accorsi nella sala comune dai loro dormitori, dopo aver sentito i rumori che provenivano da lì.

Intanto, il fratello di Alecto, Amycus, è fuori dalla porta, e cerca di entrare. E' preoccupatissimo, perché se Voldemort arriva e loro non hanno catturato davvero Potter, saranno guai grossi.

Le sue urla richiamano la professoressa McGranitt, che gli dice: "Ma non c'è sua sorella lì dentro? Il professor Vitious l'ha fatta entrare qualche ora fa. Si faccia aprire da lei, invece di svegliare tutta la scuola con le sue grida isteriche!"

Amycus le chiede (molto poco gentilmente) di aprire lei la porta, e la McGranitt lo fa, rispondendo alla domanda ("Dove vanno gli oggetti che vengono fatti Svanire?" "Nel non-essere; vale a dire, ogni cosa").

Visto che lì dentro Potter non c'è (ovvero, c'è, ma sotto il Mantello!), e c'è solo Alecto svenuta, Amycus pensa bene di dare la colpa ai ragazzi di Corvonero: "Diremo che l'hanno costretta a premere il Marchio Nero, ed è per questo che c'è stato un falso allarme…". La McGranitt è scandalizzata: "Non permetterò che voi scarichiate sugli studenti la colpa della vostra inettitudine. Non lo permetto!"

"Non è questione di quello che tu permetti o non permetti, Minerva McGranitt. Il tuo tempo è scaduto. Siamo noi a comandare adesso, e tu farai come ti dico o ne pagherai il prezzo."

E le sputò in faccia. Harry si strappò di dosso il mantello, sollevò la bacchetta e disse: "Non avresti dovuto farlo".
Mentre Amycus si voltava, Harry gridò: "Crucio!"
Il Mangiamorte fu sbalzato in aria. Si contorse, sospeso, come un uomo che sta affogando, urlando di dolore, e poi, con un tonfo e un'esplosione di vetri, si schiantò contro uno scaffale e piombò a terra, esanime. "Ho capito cosa intendeva Bellatrix" disse Harry, mentre il sangue gli ruggiva in testa: "devi volerlo, devi goderne."
"Potter!" sussurrò la McGranitt, mettendosi una mano sul cuore. "Potter – tu qui! Cosa…? Come…?" Faticava a riacquistare la calma. "Potter, è stata una follia!"
"Le ha sputato addosso" disse Harry.
"Potter, io… è stato molto… molto galante da parte tua, ma… ma non ti rendi conto…?" "Sì che mi rendo conto" la rassicurò Harry. In qualche modo, il panico di lei lo rafforzava. "Professoressa, Voldemort sta arrivando."

Amycus si risveglia ma la McGranitt lo mette sotto Imperius. Harry le dice che, per ordine di Silente, deve cercare il diadema (ma non le dice che è un Horcrux). Bisogna andare a svegliare Vitious, che è il direttore di Corvonero. E bisogna evacuare la scuola, passando per la Stanza delle necessità e per il ritratto di Ariana.

La McGranitt, Harry e Luna si avviano per i corridoi, per chiamare gli altri direttori delle Case. Incontrano Piton:

L'odio si impadronì di Harry: aveva dimenticato i dettagli dell'aspetto di Piton, di fronte all'enormità dei suoi crimini; aveva dimenticato come i suoi capelli neri e unti spiovessero in due bande attorno al suo volto scarno, di come i suoi occhi neri emanassero uno sguardo freddo, morto. Non era in pigiama, indossava il solito mantello nero. Anche lui aveva la bacchetta sguainata, pronta per combattere.
"Mi era sembrato di capire che Alecto avesse catturato un intruso" disse.
"Davvero?" disse la McGranitt. "E cosa ti ha dato questa impressione?"
Piton ebbe un leggero sussulto al braccio sinistro, dove il Marchio nero era inciso sulla pelle.
"Oh, ma naturalmente" disse la professoressa McGranitt. "Voi Mangiamorte avete i vostri mezzi di comunicazione privati, dimenticavo."

Piton le chiede se ha visto Potter, e per tutta risposta la McGranitt gli punta addosso la bacchetta. Inizia un duello furioso, interrotto però, dopo qualche istante, dall'arrivo di Vitious: "No! Fermo! Non ucciderai più nessuno a Hogwarts!". Piton fugge e la McGranitt gli urla dietro: "Codardo! CODARDO!"

Tutti inseguono Piton: Harry, Luna, la McGranitt, Vitious e la Sprite (arrivata nel frattempo). Si ritrovano in un'aula, dove una finestra ha i vetri rotti. Piton si è buttato di sotto.

Ma a differenza di Silente, Piton ha ancora la sua bacchetta, ed è quindi quasi certamente ancora vivo. Arriva Lumacorno, trafelatissimo, e chiede cos'è successo a Piton.

"Il nostro preside ha deciso di prendersi una breve vacanza" disse la McGranitt, indicando il buco a forma di Piton nella finestra.

I quattro capi delle Case approntano il piano. La scuola sarà evacuata, ma chi ha più di diciassette anni può restare e combattere, se vuole. Nel frattempo il castello verrà protetto con potenti incantesimi.

Harry chiede a Vitious cosa sa del diadema di Corvonero. Il professore risponde che è perduto da secoli. Harry teme che il diadema non sia un Horcrux, allora.

Lumacorno ha molta paura, ed è evidente che pensa di darsela a gambe. La McGranitt gli dice che se vuole andarsene non lo fermerà. Ma è giunto il momento che Serpeverde decida da che parte vuole stare: se tenteranno di sabotare la resistenza, "duelleremo all'ultimo sangue".

Tutti gli studenti vengono svegliati e condotti in Sala Grande. Intanto, Harry e Luna tornano nella Stanza delle necessità, dove trovano un bel po' di gente nuova: Kingsley, Lupin, Oliver Baston, Katie Bell, Angelina Johnson, Alicia Spinnet, Bill, Fleur, il signore e la signora Weasley. Tutti sono pronti a combattere, ma solo i maggiorenni possono partecipare alla battaglia: Ginny dovrà restare chiusa nella Stanza delle necessità. Mentre Ginny si lamenta di questa ingiustizia, dal tunnel sbuca un'altra persona…

E' Percy.

"Sono stato uno stupido!" ruggì Percy… "Un idiota, un cretino pieno di sé, un… un…"
"Un imbecille filo-ministeriale, rinnegafamiglia, assetato di potere" disse Fred.
Percy deglutì.
"Sì, lo sono stato!"
"Be', non ti si può dar torto" disse Fred, porgendogli la mano.
La signora Weasley scoppiò in lacrime.

Percy si era ravveduto da un po' di tempo, ma al ministero non poteva certo dirlo, rischiava di finire ad Azkaban. Ma per fortuna è riuscito a mettersi in contatto con Aberforth.

Voldemort è arrivato ai cancelli di Hogwarts. Harry è pronto a combattere: ma non ha idea di dove siano finiti Ron e Hermione.

Capitolo 31

La battaglia di Hogwarts

Tutti sono riuniti nella Sala Grande. All'improvviso, come se ci fossero altoparlanti sulle pareti, risuona ovunque la voce di Voldemort:

"So che vi state preparando a combattere. I vostri sforzi sono futili. Non potete opporvi a me. Io non voglio uccidervi. Ho grande rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue magico. Datemi Harry Potter, e nessuno si farà male. Datemi Harry Potter, e io non toccherò la scuola. Datemi Harry Potter, e sarete ricompensati. Avete tempo fino a mezzanotte."

Tutti i minorenni e molti maggiorenni abbandonano la Sala Grande ed evacuano l'edificio. Va via, ovviamente, l'intera Serpeverde. Restano in molti dalle altre Case, e moltissimi da Grifondoro. Restano, inoltre, i membri dell'Ordine della Fenice. Harry cerca Ron e Hermione sulla Mappa del Malandrino, ma non riesce a individuarli.

Gli viene in mente che Voldemort aveva piazzato Alecto nella sala comune del Corvonero, quindi evidentemente sapeva che Harry aveva indovinato che l'Horcrux era legato a quella casa. Ma com'è possibile che Voldemort, il Serpeverde, abbia trovato il diadema che intere generazioni di Corvonero non sono riuscite a ritrovare? Gli viene un'idea. Corre a cercare Nick Quasi-Senza-Testa e gli chiede dove può trovare il fantasma di Corvonero.

La Dama Grigia è bella, con i suoi capelli lunghi: ma è fiera e scostante. Harry le dice che è questione di vita o di morte, e lei si lascia sfuggire che il diadema era di sua madre. La Dama Grigia è il fantasma di Helena Corvonero, la figlia della fondatrice. Racconta di aver rubato il diadema alla madre per conquistare la sapienza. La madre, per la vergogna, non disse a nessuno che il diadema non era più in suo possesso.

"Poi mia madre si ammalò, di una malattia mortale. Nonostante la mia perfidia, volle vedermi per l'ultima volta. Mandò a cercarmi un uomo che da tempo mi amava, ma il cui amore io avevo respinto. Sapeva che lui non avrebbe avuto pace finché non mi avesse trovata."

Harry attese. La Dama tirò un gran sospiro e gettò indietro la testa. "Mi seguì nella foresta dove mi ero nascosta. Quando rifiutai di tornare con lui, divenne violento. Il Barone è sempre stato un uomo focoso. Furioso per il mio rifiuto, geloso della mia libertà, mi pugnalò."

"Il Barone? Vuoi dire…"

"Il Barone Sanguinario, sì" disse la Dama Grigia, e si aprì il mantello per rivelare una ferita scura sul petto pallido. "Quando vide ciò che aveva fatto, fu assalito dal rimorso. Afferrò l'arma che mi aveva uccisa, e la usò per togliersi la vita. Dopo tanti secoli, porta ancora le sue catene come atto di penitenza… e fa bene" aggiunse con asprezza.

"E il diadema?"

"Rimase dove l'avevo nascosto: nel tronco di un albero, in una foresta dell'Albania."

In Albania! Ecco dove l'ha trovato Voldemort! Harry indaga ancora, e la Dama Grigia gli rivela di aver raccontato la sua tragica storia al giovane Tom Riddle. Tutto torna: Voldemort deve aver trasferito il diadema in un luogo più degno, un luogo denso di ricordi e storia: Hogwarts. E l'ha fatto la notte in cui ha chiesto a Silente di assumerlo come insegnante.

Ma dove l'ha nascosto? Mentre Harry si arrovella, viene quasi investito da una pioggia di vetri. Dalla finestra rotta, Hagrid e Thor piombano nel castello. A rompere la finestra è stato Grop. E' mezzanotte: la battaglia è iniziata. Dalla caverna dov'era nascosto, Hagrid ha sentito la voce di Voldemort ed è accorso.

Le prime vittime della battaglia sono i due gargoyle di pietra che erano piantati all'ingresso della Sala professori. Guardando la statua, Harry ha un'illuminazione: ricorda che un anno fa aveva nascosto il libro di pozioni del Principe Mezzosangue nella Stanza delle Necessità, e per ricordarsi il posto esatto aveva messo lì vicino una statua, sulla cui testa aveva appoggiato una parrucca e un diadema. Un diadema!

Ecco svelato il mistero: Tom Riddle, che non si fidava di nessuno e agiva da solo, è stato così arrogante da pensare di essere l'unica persona in tutta la scuola a conoscere l'ubicazione della Stanza delle Necessità. Naturalmente Vitious e Silente, studenti modello, non avevano mai avuto bisogno di quella stanza, ma Harry sì. Ecco un segreto di Hogwarts che Voldemort conosce e Silente non conosceva.

Harry si precipita giù per il corridoio, e finalmente incontra Ron e Hermione, che gli rivelano di essere stati nella Camera dei Segreti (ecco perché non erano sulla Mappa!), per prendere dei denti di Basilisco con cui distruggere la coppa di Tassorosso e gli altri Horcrux restanti. Come hanno fatto a entrare nella Camera? Be', Ron ha imitato la parola pronunciata da Harry in serpentese, quando aveva ordinato al ciondolo di aprirsi.

Nella Stanza delle Necessità, i tre trovano Ginny, Tonks e la nonna di Neville. Quest'ultima, arzilla come sempre, si precipita subito a combattere al fianco di suo nipote. Tonks va a cercare Remus; Harry dice a Ginny che deve uscire per un po' dalla stanza, che altrimenti non potrebbe trasformarsi, e lei è ben felice di farlo.

"Aspetta un momento!" disse Ron bruscamente. "Abbiamo dimenticato qualcuno!"

"Chi?" chiese Hermione.
"Gli elfi domestici, saranno tutti giù nelle cucine, no?"
"Vuoi dire che dovremmo far combattere anche loro?" chiese Harry.
"No" disse Ron, serio. "Voglio dire che dovremmo dir loro di andarsene. Non vogliamo altri Dobby, vero? Non possiamo obbligarli a morire per noi…"
Con un gran fracasso, i denti di basilisco rotolarono giù dalle braccia di Hermione. Correndo verso Ron, gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulla bocca. Ron buttò via i denti di Basilisco e la scopa che teneva in mano, e rispose con un tale entusiasmo che Hermione fu sollevata da terra.
"Vi pare questo il momento?" chiese debolmente Harry; e, non suscitando reazioni, se non che Ron e Hermione si strinsero ancor più forte e iniziarono a dondolare, alzò la voce. "Ehi! C'è una guerra qui!"
Ron e Hermione si separarono, ma restando abbracciati.
"Lo so, amico" disse Ron, che sembrava aver appena ricevuto una botta in testa da un Bolide. "Quindi è ora o mai più, no?"

Harry chiede alla Stanza di trasformarsi nel ripostiglio di segreti e oggetti nascosti. Quando i tre rientrano nella stanza, ad attenderli c'è una brutta sorpresa: Draco, Tiger e Goyle. Draco dice a Harry: "Quella che hai in mano è la mia bacchetta, Potter!" Harry ribatte che non lo è più, perché chi vince una bacchetta se la tiene.
Ovviamente scatta la rissa, senza esclusione di colpi. A un certo punto si alzano fiamme enormi e spaventose, che l'incantesimo Aguamenti non riesce a placare. Tiger ha usato un incantesimo che Harry non conosce, e ora tutti rischiano la morte. Harry, Ron e Hermione afferrano delle scope e si alzano in volo sopra le fiamme. Ma Harry non riesce a lasciar morire così, in questo modo orribile, neppure i suoi peggiori nemici: Draco viene caricato a forza sulla scopa di Harry e Goyle su quella di Ron e Hermione; Harry agguanta il diadema e si precipita fuori dalla stanza.

Purtroppo, però, Tiger è rimasto dentro, ed è morto nell'incendio.

Uno strano liquido, denso e scuro, simile a sangue, sgorga dal diadema, che inizia a tremare e si spezza. Hermione capisce che l'incantesimo di Tiger era il Fiendfyre (fuoco del demonio), una fiamma maledetta che ha la capacità di distruggere gli Horcrux.

E questo vuol dire che c'è un solo Horcrux rimasto: Nagini.

Nel frattempo i Mangiamorte sono entrati nel castello: Harry, Ron e Hermione incontrano due di loro impegnati a duellare con Percy e Fred. Uno dei Mangiamorte si toglie il cappuccio: è il ministro Thicknesse. "Buonasera ministro, le ho già detto che mi licenzio?" gli fa Percy. Fred ride, e si meraviglia:

"Hai fatto una battuta, Perce… Non credo di averti più sentito fare una battuta da quando eri…"

L'aria esplose. Erano tutti vicini, Harry, Ron, Hermione, Fred e Percy, i due Mangiamorte ai loro piedi, uno Schiantato, l'altro Trasfigurato: e in quel frammento di un istante, quando il pericolo sembrava temporaneamente sospeso, il mondo fu squartato. Harry percepì di essere stato scagliato in aria, e tutto ciò che riuscì a fare fu tenersi più stretto possibile a quel bastoncino di legno che era la sua unica arma, e proteggersi la testa con le braccia: sentì le urla e le grida dei suoi compagni, senza speranza di sapere cosa fosse successo…

E poi il mondo si dissolse in dolore e semioscurità: Harry era mezzo sepolto nelle macerie di un corridoio che aveva subìto un attacco violento: l'aria fredda gli disse che il muro del castello era crollato, e il calore appiccicoso sulla guancia gli disse che stava sanguinando copiosamente. Poi udì un grido terribile che gli strappò le viscere, che esprimeva un'agonia che né le fiamme né le maledizioni potevano causare, e si alzò in piedi, barcollando, più spaventato di quanto fosse mai stato in tutta la giornata, più spaventato, forse di quanto fosse mai stato in tutta la sua vita…

E Hermione cercava di rialzarsi in piedi tra le macerie, e tre uomini dai capelli rossi erano chini a terra dove il muro era esploso. Harry afferrò la mano di Hermione, e insieme arrancarono e barcollarono sopra le pietre e il legno.

"No… no… no!" qualcuno gridava. "No! Fred! No!"

E Percy scuoteva suo fratello, e Ron era in ginocchio vicino a loro, e gli occhi di Fred fissavano senza vedere, il fantasma della sua ultima risata ancora impresso sul suo volto.