David Cronenberg è l’opposto dei suoi film. Una persona particolarmente tranquilla e pacata, estremamente ordinato e ragionevole, capace di parlare di sè e del proprio cinema con una consapevolezza che raramente si incontra negli altri registi.

Questa volta ha anche girato un film che agli eccessi carnali del passato sostituisce la logica delle argomentazioni.

Stavolta alla forza delle immagini ha voluto sostituire la forza delle parole?
Le cose che cerco sempre di filmare di più sono gli uomini e anche in questo caso ho girato immagini potenti dei volti dei miei attori. Il mio approccio al lavoro è: dare al film quel che vuole. Non posso e non voglio cronenberghizzare ogni mia opera mettendo una mia impronta o facendo cose strane, non è la mia mentalità, io guardo lo script e cerco di tirarne fuori il succo. E poi anche in Inseparabili c’erano molte parole.

Si ma anche molte immagini potenti
E qui pure ci sono! I costumi, il lago e la ricostruzione del film. Credo che tu abbia sottovalutato certi elementi come il lago. Le location sono impressionanti! Nel film abbiamo ricreato davvero l'ufficio di Freud e la trovo una cosa fantastica! Insomma, non credo di aver fatto un film di parole.

Cosa l’appassionava di Freud e Jung?
Spesso nei miei film ci sono scienziati che fanno una scoperta e sono preoccupati da quel che questa scoperta riverserà su di loro, come in La mosca, se vuoi quindi puoi vedere questo film in questa prospettiva. Ma io davvero ero interessato a Freud e quando ho letto la sceneggiatura di partenza ho visto che aveva il cuore e l’emotività che volevo per il film.

Immagino si sia anche documentato parecchio.
Ho fatto molta ricerca dopo essere entrato in contatto con lo spettacolo teatrale che costituisce la base del film. Conoscevo Freud e ho sempre apprezzato il suo stile di scrittura, è bravissimo. Ho letto i suoi libri e ovviamente tutte le lettere che si scambiava con Jung, dalle quali emerge davvero quanto quell'amicizia fosse intensa, una storia d'amore. Bisogna considerare che a Vienna all’epoca consegnavano la posta anche 5 volte al giorno, praticamente come le email.

Quale crede fosse il punto nella relazione tra i due psicoanalisti?
Freud viveva nella Vienna dell’impero austroungarico, un'era di forte antisemitismo e benchè tutti si sentissero parte di una società organizzata e vedessero un progresso dallo stadio animale a quello angelico grazie alla razionalità, lui diceva che sotto tutto questo invece macinano forze potenti e primitive. Ovviamente poi l’arrivo della prima guerra mondiale ha dato ragione a lui, ma lo stesso si sentiva attaccato ed era molto preoccupato di aver scoperto qualcosa di vero, che però poteva essere seppellito dai pregiudizi dell'epoca su sessualità ed ebrei.
Il motivo per cui voleva mandare avanti Jung era per il suo non essere un ebreo, così facendo avrebbe tirato fuori la psicoanalisi dall'accusa di essere una cosa tutta ebrea.

Quale crede sia oggi il retaggio di Freud?
Mi sorprende che l'analisi freudiana sia diventata molto popolare in Cina, dove sembra funzionare moltissimo. E’ una cosa fantastica, viste le differenze culturali e il fatto che a tal proposito Jung disse che credeva che lo stile freudiano funzionasse solo sugli ebrei…