Riccardo Tozzi è uno dei produttori italiani più importanti del presente e del recente passato. Un sessantacinquenne vispo come un grillo. E' ai vertici di Cattleya, che fonda nel 1997. E' anche il Presidente dell'Anica che sta per Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali. Ovvero il cuore del sistema cinema in Italia. E' uno dei protagonisti dello storico 50% di quota di mercato raggiunto dal cinema italiano in casa nella scorsa stagione 2010-2011. Se l'anno scorso un italiano su due tra quelli che sono andati in sala ha visto un film italiano, è stato anche per merito del signore che ha prodotto Benvenuti al Sud. Nell'ultimo decennio a Cattleya dobbiamo anche: Romanzo criminale (film e serie tv), La nostra vita, Mio fratello è figlio unico, Non ti muovere e tanti altri titoli che hanno riavvicinato il pubblico italiano al cinema e ai cineasti italiani.

A Riccardo Tozzi due giorni fa è successa una cosa buffa. Era in treno per il Festival di Bari alla vigilia dell'uscita in sala di un'ultima produzione Cattleya altamente delicata, Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, dramma politico ispirato alla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (e che ha esordito al quinto posto nella classifica degli incassi di venerdì). Quel giorno in treno accade qualcosa di insolito e per lui altamente sinistro. La voce gira per il Festival di Bari. Incuriosito, nel viaggio di ritorno verso Roma (oggi, sabato 31 marzo, N.d.R.) lo incontro e gli chiedo un'intervista a riguardo per BadTaste.it.

Cosa succede in treno venendo per Bari?
Guarda mi ha così colpito che ci ho scritto un articolo. Non so quando il pezzo uscirà, per cui te ne offro un'anteprima:

In treno verso Bari, per il bel Festival magistralmente organizzato da Felice Laudadio. Frecciarossa, prima classe. Io produttore cinematografico sono seduto accanto a un pischello romano abbastanza tipico: maglietta, bicipiti, tatuaggi, panzetta ed eloquio verdoniano. Provengo da un ambiente popolare romanissimo. Sono stato in strada da ragazzo, il tipo mi è familiare. Smanetta al computer e parla in coattese sull'i-phone. Mi cade l'occhio sullo schermo e inorridisco: il pischello sta guardando Romanzo di una strage. E' un film mio! Esce in sala domani (il giorno del fattaccio è giovedì 29 marzo, N.d.R.). In un rigurgito monticiano gli faccio: 'Li mortacci tua! Ma che stai a vedè?'

…Fine dell'anteprima dell'articolo. Nel resto della conversazione mi accorgo sgomento che questo signore è un cinefilo, adora il mio Romanzo criminale (film e serie tv), intuisce che se ho fatto quelle cose… devo essere il produttore anche di A.C.A.B. Insomma, un vero appassionato in grado di collegare. Dove vede lui i film? Su quella cosa là e in qualità perfetta. Sul computer. Naturalmente questo significa che questa generazione, che non ha la sala cinematografica come riferimento e probabilmente tenderà a non avercela più nella misura delle generazioni precedenti, va raggiunta là cioè sullo schermo del computer, i-pad o quello che sarà. Comunque sulla mobilità. E quindi bisogna considerarli come un mercato. Anzi come IL MERCATO.

Un mercato di nuovi cinefili…
Assolutamente. Non attrezzati nel modo in cui noi siamo tradizionalmente abituati a pensare l'attrezzatura culturale del cinefilo. Vanno raggiunti con l'offerta legale. Ma l'offerta legale non si può fare se contemporaneamente non si elimina l'offerta illegale e gratuita. Perché io sono sicuro che quel pischello un film che deve pagare in rete se lo vede e lo paga pure ma se ha accanto un negozio che glielo dà gratis… pensa: “E che so' fesso?” e se lo scarica gratis. In quel caso ragionamenti di legalità produrrebbero lo stesso sguardo opaco dell'interpellato in lingue a lui sconosciute. Bisogna quindi riuscire a far passare un sistema normativo incisivo, legislativo e al tempo stesso fare un'offerta legale forte. Ma senza la repressione della pirateria nessuno mai farà investimenti veri che servono per fare l'offerta legale.

Perché la politica non riesce a legiferare in questo senso? Forse perché equipara la libertà di espressione della rete all'illegalità per quanto riguarda il diritto d'autore della rete?
E' un terrificante teatrino degli apparati di partito italiani. I primi anni, stiamo parlando di cinque anni fa, in cui noi produttori dicevamo che se non si fosse intervenuto con la legge antipirateria saremmo tutti finiti come l'industria della musica, NESSUN politico, di centrosinistra o centrodestra, ci dava retta. Ci guardavano anche loro con lo sguardo opaco.

Perché mai?
Perché nella loro mente scattava immediatamente il pallottoliere della contabilità elettorale e allora pensavano: 2000 autori e produttori a fronte di centinaia di migliaia di utenti della rete. E probabilmente concludevano: ma chissene frega del diritto d'autore. A noi però non dicevano proprio così.

Che vi dicevano?
Ci dicevano: “La modernità richiede che questo concetto venga rielaborato e ci vuole una grande iniziativa parlamentare”. Ovviamente nel parlamento italiano la cui produttività, diciamo, è nota a tutto il mondo. Quindi ci hanno preso in giro. Poi però è successo qualcosa.

Cosa?
Circa un anno fa a Mediaset si sono accorti che con questa storia gli fregavano i contenuti. A quel punto i politici di centrodestra hanno scoperto la nobiltà del diritto d'autore, l'esigenza di difendere questo patrimonio culturale della civiltà e sono diventati fautori di una legge antipirateria. Quelli del centrosinistra, vedendo una bella prateria elettorale che si apriva con ciliegina di antiberlusconismo quindi grande ghiottoneria, si sono lanciati di contro in una grande campagna a difesa della libertà d'espressione. E non c'è stato verso e non c'è tutt'ora verso. Non riesci a far capire a quelli del centrosinistra che stavolta è un puro caso che gli interessi di Mediaset coincidano con gli interessi del paese e che quando questo si verifica… non è che uno debba andare contro gli interessi del paese! Secondo: se si arriva veramente, come si sta arrivando, al disastro del cinema e della fiction, come per la musica, saranno decine di migliaia di posti di lavoro, e parlo di posti di lavoro altamente qualificati, ad essere a rischio. Adesso si comincia finalmente a percepire questa cosa, tant'è che finalmente, anche sui giornali, sui quali la campagna contro il diritto d'autore aveva trovato tantissimo spazio l'estate del 2011, si vede finalmente il segno di un cambiamento. Anche perché le prime vittime della pirateria sono i giornali stessi perché la rete li sta distruggendo visto che si possono trovare gratis ovunque pezzi di giornali. Ora finalmente si comincia a capire. Se organizzata la rete può avere un enorme potenziale. Se lasciata al far west… ognuno ha il far west suo. C'è il far west delle televisioni e c'è il far west della rete. Non va bene quello televisivo e non va bene questo della rete. Bisogna arrivare alla regolamentazione. Mi sembra che con questo governo Monti, che un po' se ne frega della contabilità demagogica elettorale, ci sia la possibilità di avere un provvedimento che ci metta in poco tempo in condizione di proteggere la rete e quindi a quel punto di procedere con l'offerta legale.

Ma riuscirete ad averlo questo provvedimento entro la primavera del 2013? Perché per quella data, se non prima, tornano quelli della contabilità demagogica…
Guarda… penso di sì. Abbiamo fatto un gran lavoro con l'Agcom e l'Agcom è arrivata a decidere un progetto di delibera che è buono. Lo dico da produttore e lo dico pure da cittadino. Il progetto di delibera è orientato alla repressione dei siti che fanno dell'offerta di cinema illegale un commercio ma non punisce assolutamente le iniziative dei singoli: cioè che due ragazzi si scambino un file o che si usi un pezzetto di un film su un sito. Non perché non siano illegali anche quelle due operazioni ma perché se tu dai campo alla chiusura dei siti o alla persecuzione dei singoli che si scambiano un file… allora tu effettivamente offri il destro a forme di limitazione della libertà d'espressione. Allora noi stessi produttori abbiamo fatto un passo indietro [il riferimento è alle forti polemiche legate allo schema di regolamento dell'anno scorso, ndr]. Però i pirati che fanno questa cosa per lavoro, e che ci guadagnano, quelli sì vanno repressi perché sono evasori e responsabili di attività illegale a fini di lucro. Questa delibera già c'è ma per essere adottata richiede una decisione del governo che gli consenta di attuare tutte le cose che sono dentro la delibera. Sarà una roba di settimane.

Di settimane?
Nonostante l'opposizione forsennata di un paio di senatori del Pd che, diciamo, sono molto ispirati da questa campagna contro la protezione del diritto d'autore.

Nomi?
Vimercati e Vita, che si trovano in Commissione cultura e che si sono distinti per una resistenza a qualsiasi forma di regolamentazione. Ma il Partito Democratico, in quanto tale, mi pare sia oramai consapevole di questa problematica e della serietà di un tema che non può essere abbandonato a forme di demagogia.

Facciamo un gioco: c'è la legge prima della primavera del 2013. C'è la regolamentazione. C'è l'offerta internet legale. Cosa succederà alla distribuzione cinematografica?
Guarda… mi verrebbe da dire che dovremo andare verso una direzione in cui ogni film avrà il suo piano di finestre. Ci sarà magari il film che esce esattamente con le finestre attuali. Poi ci sarà il film che dovrà uscire prima in rete. Poi ci sarà il film che uscirà in rete contemporaneamente a un uscita ristretta in sala. Poi ci sarà il film che uscirà prima in televisione gratuita. Penso che si possa massimizzare il ricavo di ogni singolo film facendo un piano per ogni film. Come un business plan di sfruttamenti diverso per ogni film. Però, dall'altro lato, mi domando cosa diventa in un contesto di questo genere il circuito di sala perché a quel punto il numero di film che uscirebbero in sala in modo prioritario, e anche protetto, si ridurrebbe. Sarebbe sufficiente a tenere in piedi un circuito di sale come lo conosciamo e come lo vorremmo? Forse no. Guardiamo la Francia. Che fa sempre bene. In Francia effettivamente il sistema delle finestre lo stanno modificando con grandissima prudenza e lentezza perché ritengono che la centralità della sala sia fondamentale anche perché il circuito di sale non ha flessibilità. Se è un grande circuito di sale, forte e bello, va bene ma se tu lo diradi territorialmente e lo indebolisci… poi è un strumento inutilizzabile e finisci per rinunciare alla sala e questo sarebbe un errore. Penso che si debba fare qualche esperimento di modifica delle finestre però con calma e terrei molto un occhio a quello che fanno francesi.

Ma tu non pensi che nell'abitudine della fruizione del prodotto audiovisivo la sala, per forza di cose, perderà sempre di più la sua importanza? Non ti chiedi mai se possa essere antropologicamente scontato che la sala, in futuro, morirà?
Tenderei a dire di no perché in fondo noi ancora andiamo a teatro come i greci. Anche in Italia il teatro, che ha i problemi enormi che ha, è in leggerissima ripresa. Queste forme sono forme di imprinting antropologico, forme collettive di fruizione. Non è possibile che svaniscano. Magari se ne affiancano altre, modificano i meccanismi, però non mi sembra che la sala cinematografica possa morire. La sala cinematografica era il teatro dei poveri.

Qual è il teatro dei poveri oggi?
Forse la rete. Il cinema diventerà un posto più elitario, un posto di frequentazione non più così intensa. Ma penso che rimarrà. Non ci saranno più alcuni film che usciranno in sala e vedrai che andranno direttamente in rete. Saranno i film più fragili, in un certo senso. E proprio per tutelare questi film più fragili che è indispensabile fare la regolamentazione della tutela del diritto d'autore per la rete.

Facciamo ancora un gioco. E' passata la legge. L'offerta di cinema in rete è regolamentata e solo legale. Tu hai appena prodotto Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Come lo distribuisci?
Ah… è un gioco, eh?

E' un gioco…
Probabilmente uscirei in… 40-50 sale urbane, nelle città diciamo, e farei un'anteprima pay-per-view con Sky in contemporanea a un prezzo alto.

Quanto alto?
Beh… forse 10 euro. Anche perché 10 euro in un una famiglia vuol dire che poi vengono divisi per 2, per 3, per 4. Anche se le famiglie italiane, ora, stanno a una media, mi pare, di 1,7. E poi lo manderei in video on demand in rete dopo un mese, forse al massimo due mesi perché il film di Marco Tullio può essere un film con un po' di tenitura. E poi penso che dovrebbe andare su Sky dopo 6 mesi e in televisione dopo 1 anno, 1 anno e 3-4 mesi al massimo. Insomma, in 16 mesi gli avrei fatto fare tutto il giro. E poi rimarrebbe in rete.

La tua speranza è di cominciare a fare questi giochi dal 2013?
Eh, bisogna andarci piano. Per quella ragione che ti dicevo prima. Non lo so se ci mettiamo a fare questi giochetti in massa… non so se rischiamo di far saltare il circuito di sale. Quello poi… penso che dispiacerebbe a tutti.