Terminator: Destino Oscuro metterà vecchi e nuovi personaggi della saga di fronte a una nuova, pericolosissima minaccia: REV-9, un avanzatissimo cyborg che, come mostrato dai primi video ufficiali del film, pare avere diverse frecce al proprio arco.

A vestire i panni del villain troviamo Gabriel Luna, trentaseienne attore texano noto per la parte di Ghost Rider in Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. e di Tony Bravo in Matador, serie del 2014 prodotta, fra gli altri, da Robert Rodriguez.

Nel mese di settembre del 2018, abbiamo avuto l’onore di partecipare, in esclusiva web per l’Italia, alla set visit del film in quel di Budapest.

Nell’arco dei quattro giorni passati in Ungheria, due dei quali trascorsi da mattina a sera nelle location esterne e nei teatri di posa degli Origo Studios, abbiamo potuto raccogliere tantissimo materiale che potremo divulgare, integralmente, più in avanti.

Il resoconto integrale del viaggio potrà andare online più in avanti. Intanto però, possiamo proporvi una nuova anticipazione, un estratto della chiacchierata fatta con Gabriel Luna in cui l’attore ci spiega come ha costruito il villain della pellicola. Dal lavoro sulla fisicità del personaggio agli inevitabili paragoni con quanto fatto da Arnold Schwarzenegger e Robert Patrick.

Terminator: Destino Oscuro, Gabriel Luna e il Trasmettere energia attraverso l’assenza di movimento

È interessante interpretare il cattivo in film di Terminator? Lo chiedo perché al pubblico sembra piacere più dei buoni!

Ti darò la risposta standard che do a tutti quelli che mi chiedono questa cosa. Sono cattivo quanto può esserlo il tuo tostapane. O il tuo frigorifero. O il tuo forno a microonde. Faccio semplicemente quello per cui sono stato costruito. Penso che sia per questa ragione che il pubblico riesce non dico a empatizzare con queste macchine, ma a riconoscere che sono robot costruiti e programmati per adempiere a uno scopo. Il tuo freezer è cattivo? No! Ti tiene i gelati al fresco! Io sono un Terminator e mi occupo di “terminare” le missioni!

Scherzi a parte, c’è qualcosa di affascinante in queste entità inarrestabili che devono seguire delle direttive e sono sostanzialmente incorruttibili. Non puoi distoglierle in alcun modo dalla missione, non hanno la fallibilità umana.

Che input ti ha dato Tim Miller per il tuo personaggio?

Sai, si tratta di una parte differente da tutte le altre. Se interpreti una macchina devi “recitare poco” e io sono davvero una di quelle persone convinte del fatto che “meno è meglio”. E Tim la pensa come me. Mi ha detto “Fai le tue cose, ma…”, “Sì, lo so non devo sbattere le ciglia”. Per “spronarmi” mi ha raccontato questo aneddoto di quando David Fincher stava girando uno spot con Brad Pitt, credo fosse per una compagnia telefonica cinese [in realtà era giapponese, ndr.], in cui c’era lui che doveva stare al telefono mentre imperversava questo uragano. Per fare l’effetto del vento c’erano queste turbine gigantesche che gli soffiavano l’aria addosso e lui, chiaramente, evitava di indirizzare lo sguardo nella loro direzione, chiudeva gli occhi, ma poi, quando David Fincher ha gridava “Azione!”, Brad stava al telefono, camminando senza sbattere ciglio e tutti “Ma come cavolo fa? Come ci riesce?”. Al che Fincher si girava verso la troupe e dicendo “È recitazione”. È il suo aneddoto tipico quando scherziamo sul fatto che “Non devo sbattere le ciglia”.

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E come recita l’adagio “Terminator al volante, pericolo costante”.

 

Come hai lavorato sul personaggio una volta ricevuta la sceneggiatura?

Ho cominciato con la sua fisicità, i suoi movimenti e ho lavorato su questi elementi per qualcosa come tre mesi. Cercando di mantenere una certa neutralità. Sai, leggendo la sceneggiatura, mi accorgevo di voler dare più profondità ai tratti umani di questa macchina, ma poi ho realizzato che quello che rende ieri come oggi dei film incredibili i primi due Terminator, è proprio questa neutralità espressiva dei Terminator che infatti hanno sempre pochissime battute nelle sceneggiature. E mi sono rimesso a lavorare su quello, sulla neutralità espressiva, sulla fissità dei movimenti. Che è quello che rende indimenticabile ed eccezionale l’interpretazione di Robert Patrick, che ha dato vita a una sorta di Ted Bundy o Richard Ramirez robotico. Il suo T-1000 è sostanzialmente come un serial killer. Trasmettere energia attraverso l’assenza di movimento, è un concetto che ho toccato molto spesso con Arnold. Ogni gesto assume un peso maggiore se nasce da simili presupposti. Insomma, “se una cosa non è rotta, non sistemarla”.

Quanto differisce il tuo Terminator da quello di Arnold?

Guarda, è una cosa in merito alla quale abbiamo discusso moltissimo, principalmente perché lui voleva che io avessi tutto lo spazio possibile per fare le mie cose. E in materia di consigli, giravano tutti intorno ai concetti di cui ho parlato poco fa: “Cerca di essere immobile, di mantenere una posizione che possa essere un fulcro che ti permette di ruotare in ogni direzione”. Sentire queste cose dal Terminator originale è stato importantissimo e mi ha fatto capire che stavo andando nella direzione giusta. Anche se ammetto di aver basato buona parte del mio personaggio sui serial killer. Cercando sempre di mantenere ben riconoscibile quel “cavo” che unisce i Terminator dei tre film perché, non dimentichiamolo, questo è un sequel diretto dei primi due. Arnold e Patrick sono stati due enormi fonti d’ispirazione. Anche fisicamente ho cercato di lavorare in palestra per tentare di dare vita a una specie di ibrido fra i due.

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Terminator: Destino Oscuro sarà al cinema il 31 ottobre.

Nel cast vi saranno Mackenzie Davis, Natalia Reyes, Diego Boneta, Gabriel Luna, Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger.

Tra gli sceneggiatori coinvolti ci sono David GoyerCharles EgleeJosh Friedman e Justin Rhodes, che stanno lavorando a stretto contatto Ellison e Cameron.

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