Intervista a cura di Jacopo Iovannitti

In occasione nella 15esima edizione della View Conference, il principale evento italiano dedicato alla computer grafica, l’animazione, i videogiochi e gli effetti visivi, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Alessandro Jacomini, Lighting Supervisor dei Walt Disney Animation Studios, che ha collaborato di recente alla realizzazione degli effetti visivi di film come Frozen – Il Regno di Ghiaccio o Big Hero 6.

Abbiamo potuto vedere ancora poco di Big Hero 6, il nuovo lungometraggio dei Walt Disney Animation Studios che sembra promettere grandi cose. Come descriveresti la tua esperienza e il tuo lavoro in questo film?

Estremamente importante. Sicuramente la descriverei partendo dal lavoro svoloto per realizzare al meglio la città di San Fransokyo. Che è enorme, poi! Abbiamo fatto scouting sul luogo andando sia a Tokyo che a San Francisco. Abbiamo anche fatto molte ricerche, studi e foto. Addirittura, sapendo che alcune sequenze si sarebbero svolte di notte o in volo con numerose acrobazie, abbiamo fatto delle ricognizioni notturne e in aereo. Le immagini che vedrete saranno ricche di dettagli e particolari, sia negli interni che negli esterni. Come mai prima d’ora. Per questo motivo, oltre ad esser difficili da realizzare, sono state necessariamente contro-bilanciate dall’utilizzo di personaggi molto semplici. Dal punto di vista tecnologico abbiamo apportato delle innovazioni molto particolari sviluppando ancor di più il nostro renderer. Così da migliorare l’aspetto architettonico della città, renderla più veritiera, realistica e ricca, sotto richiesta precisa di John Lasseter.

Quindi ci hai già risposto alla domanda “Cosa lo differenzierà da Frozen – Il Regno di Ghiaccio”.

Sì!

Tuttavia, scendendo un po’ più nel dettaglio, so che una delle sfide maggiori proprio in Frozen – Il Regno di Ghiaccio è stata quella giocata per realizzare il palazzo di Elsa, per il quale il film ha vinto un VES Award. Ti aspettavi che questo film potesse avere un tale impatto con il pubblico e che quella magnifica sequenza potesse rendere la magia che abbiamo visto, nonostante le numero difficoltà tecniche che comportava?

Quando lavoravamo al film sapevamo che era qualcosa di importante. Non sapevamo l’impatto che potesse avere nel mondo ma avevamo gli ingredienti per creare un grande film, un classico. Un film che fosse degno dei precedenti film della tradizione Disney. Avevamo questo sentore. La complessità della realizzazione è dovuta al fatto che come sempre ci si butta in modo coraggioso e incosciente perchè se si analizzano le difficoltà, queste sembrano sempre insormontabili. Basta iniziare e avere un gran team, con tanta esperienza e con idee chiare. Poi serve un grosso lavoro di raffinamento. Di prove e ricerche. In ogni caso si è sempre guidati da un obiettivo artistico. Quando ci siamo resi conto dal punto di vista artistico che funziona abbiamo capito che era la direzione giusta. È un continuo sali e scendi. Fallimenti e prove continui, non è un percorso lineare. Fa parte della sfida, della ricerca. Si fanno cose mai fatte, sostanzialmente, si fanno tenativi usando il buon senso e seguendo consigli che possono arrivare da chiunque. Alla fine in un modo o nell’altro si riesce a trovare la strada.

Sappiamo che lavori nei Walt Disney Animation Studios fin dai tempi di Chicken Little, per non dire dai tempi di Dinosauri. In altre parole quando si cominciò a sperimentare e produrre per la prima volta film in CGI. Come pensa che questa tecnica si sia evoluta all’interno degli studi e cosa ci potrà riservare per il futuro?

Ho avuto la fortuna di contribuire fin dall’inizio. 
Addirittura già ne La Bella e La Bestia, nella scena del ballo, famosissima, vediamo l’uso della CGI…

Anche in Basil – L’Investigatopo, se vogliamo andare ancora più a ritroso…

Sì, esatto. Tuttavia solo con Dinosauri i WDAS hanno cominciato a impiegare tutte le loro energie per un film in CGI. Anche se era un ibrido. Gli scenari, infatti, erano realizzati in studio e trattati con dei processi particolari mentre i protagonisti del film erano completamente in Computer Grafica. Poi c’è stato un periodo in cui nello studio cercavamo di trovare film che potessero esser il prossimo passo in questo mondo. Ci sono voluti alcuni anni. Nel frattempo ho lavorato per alcuni progetti in collaboraizone con i parchi a tema, come quello di Tokyo. Poi sono arrivati lungometraggi come Chicken Little e tutto il resto. Come si evolverà è difficile dirlo. Intanto è certo che l’obiettivo principe è quello di realizzare bellissime storie. Questa è sempre la cosa più importante, per cui il futuro è destinato a continuare a intrattenere in modo intelligente, con passione e sentimento. Il come è legato al tipo di storia. Big Hero 6 è forte per questo. Il bello di lavorare ai Walt Disney Animation Studios è che ci sono sempre tanti progetti in cantiere e ho la fortuna di passare da film come Rapunzel – L’Intreccio della Torre a film come Ralph – Spaccatutto. Completamente diversi! Poi si torna ad una favola musicale come Frozen – Il Regno di Ghiaccio e poi aver subito dopo eccoci in un’avventura d’azione, con sentimento e commedia ambientata in un mondo futuro, come Big Hero 6. Tutte hanno in comune la voglia di raccontare bellissime storie. Storie che rendano grande il momento in cui si va al cinema e ci si immerge in un mondo meraviglioso.

Sei già impegnato in altri progetti come Zootopia?

Sì. Adesso però sto già lavorando a un altro progetto. Al cortometraggio su Frozen – Il Regno di Ghiaccio: Frozen Fever. Vedremo cosa accadrà in futuro, ma ora devo terminare Big Hero 6, che è stato molto impegnativo, e poi finire di sviluppare questo corto. Una bella idea con lo stesso team del lungometraggio, gli stessi registi, lo stesso produttore, gli stessi compositori.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Il fatto che non si finisce mai di imparare, che si è circondati da artisti di immenso talento, come Glen Keane, che è la grande testimonianza di una carriera incredibile. Io ho avuto la fortuna di lavorare con lui. Abbiamo visto come una sola ora è stato un regalo per tutti, immagina farci un film (leggi la nostra intervista, ndr). Mi piace avere la fortuna di lavorare con talenti di questo calibro e vedere come questo talento riesce a trovare il modo di entrare nel codice genetico proprio ed in quello dei film che toccheranno altre persone. Assistere a questo processo è un onore.