A un Metro da Te
di Justin Baldoni
21 marzo 2019
Come accade ciclicamente il successo di Colpa delle Stelle ha prepotentemente riportato di moda il genere “amore & malattie dolcemente letali” e ogni film che si inserisce nel filone fa a gara ad esplorarlo per centrare meglio degli altri la maniera in cui la prossimità alla morte esalta la vitalità dell’amore. A un Metro da Te, fin dal titolo, si propone di esplorare con ancora più forza l’idea di purezza legata all’amore per qualcuno che è a forte rischio di morire. I protagonisti infatti sono due malati di fibrosi cistica che si conoscono in ospedale durante un periodo di cura e si innamorano. La malattia fa sì che non possano assolutamente stare a meno di due metri l’uno dall’altro. Ma l’amore è più forte!
A dire il vero un tentativo simile l’aveva già effettuato Noi Siamo Tutto, cioè quello di sfruttare l’espediente di una malattia che segrega per giocare sull’idea dell’amore platonico e della tensione verso il contatto. L’amore è come sempre un atto di grande coraggio (perché...
Purissimo, platonissimo e con una protagonista perfetta, A un Metro da Te porta a casa tutti i punti che contano per vincere la partita
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