Il cinema italiano degli ultimi decenni difficilmente riesce ad essere davvero duro e spietato e quando ci prova solitamente è ancora peggio. A.C.A.B. scarta la violenza fisica (paradossalmente non ce n'è molta) e va subito al cuore della questione, la violenza psicologica, in questo centrando già a livello di intenti l'obiettivo. Quanto al risultato la prima scena dice tutto: Pierfrancesco Favino, attore tra i più lanciati del momento, protagonista di film e fiction, volto riconoscibile per eccellenza e l'uomo con cui il pubblico sa che si immedesimerà già prima di entrare in sala, insegue un ragazzo extracomunitario (che ci appare giovane e secco), dopo un incidente in cui è rimasto coinvolto, lo prende, lo ammanetta e quando la collutazione è finita gli sferra il pugno più sfacciato, superfluo e doloroso che il cinema italiano ci abbia proposto negli ultimi 20 anni. Una botta allo stomaco che ti dice subito ...