Sempre di più nei film di Ferzan Ozpetek c'è un desiderio di desiderio, ovvero una volontà di mettere in scena passioni forti, torbide, carnali, travolgenti come in un melò anni '50, che è superiore a quel che poi effettivamente è la realizzazione del film.

 Il genere a cui si rifà il regista italo-turco arrivava a punte di incomunicabile passionalità attraverso un'economia di messa in scena, minuscoli dettagli, piccole espressioni o sobri gesti rivelatori che proprio nel loro non essere esagerati svelavano bufere interiori, nel cinema di Ozpetek invece il desiderio di desiderio è così forte che a scena madre segue altra scena madre, in un continuo voler ammassare momenti intensi che finisce per svilirli inevitabilmente, come un mare sempre in tempesta, di cui non si ricorda più com'è la calma e che quindi non impressiona.

La vicenda stavolta non era nemmeno male. Sembrava interessante s...