Nella remota provincia americana dei primi del novecento è tutto un dolly rassicurante, giochi di bimbi e genitori premurosi che sprizzano felicità all’interno di una magione isolata tra i campi. Almeno fino a che un incidente di rara assurdità e violenza non stronca la quiete familiare davanti alla tomba dell’unica figlia. Dodici anni dopo un gruppo di ragazze dal più classico istituto religioso si trasferisce in quella casa, per richiesta di quei genitori. Inutile dire che la casa non è abitata solo dai viventi.

A catalizzare tutto, come promesso dal titolo, è la bambola Annabelle, vista per la prima volta in L’Evocazione, già al centro di un proprio spin-off moderno e qui raccontata negli anni della formazione. Se il capitolo precedente riusciva a trasfigurare luoghi quotidiani in luoghi di paura, qui invece l’ambientazione (che sembra venire da un romanzo di Stephen King) già si presenta legata all’immaginario collettivo spaventoso. Posti in cui non si può che avere a che fare con ...