Appena un minuto, di Francesco Mandelli – la recensione

Inizia stranamente forte Appena un Minuto, annunciando molte delle sue aspirazioni e dei suoi modelli ma anche toccando, proprio nella prima scena, il proprio apice. Vediamo la stanza di un bambino e la mamma che viene a svegliarlo nel letto. Lo vediamo anche rannicchiarsi ma nell’inquadratura dopo è adulto. È Max Giusti con un pigiama da bambino che vive ancora (o meglio, di nuovo, dopo il divorzio) con la madre che lo sveglia mettendo le canzoni di Nino D’Angelo. È un’introduzione ai personaggi perfetta ma non si ferma qui. Ambienti e costumi sono di una pregnanza rara, non il solito convenzionale inquadramento ma uno precisissimo che si arricchisce quando telefona il padre, con un telefono vecchio stampo dal bagno di casa sua in vestaglia e occhialoni.

Precisione di messa in scena, riferimenti e recitazione ma anche capacità di creare un pugno di immagini che dicano tutto sui protagonisti. Raro. Sembra un incrocio tra