Lui e lei sono squattrinati ma si amano e sognano di lasciarsi tutto alle spalle, a salvarli può essere solo una macchina con cui scappare via all’improvviso di notte. È l’immaginario delle canzoni di Bruce Springsteen, ma sostituendo la brama di fuggire per andare a vivere davvero altrove con l’esigenza di scampare la morte, diventa Baby Driver che, nonostante la ricchissima colonna sonora, non presenta brani del boss eppure è come se lo facesse.

Edgar Wright stavolta ha preso Driver – L’imprendibile, il film del 1978 di Walter Hill (che compare alla fine in un cameo vocale) a cui già Refn si era ispirato per Drive, e ne ha girato una sua versione. Gli elementi che rimangono sono il protagonista quasi muto (ha avuto un incidente da piccolo e preferisce ascoltare musica e leggere le labbra altrui), il lavoro come autista di rapinatori (al servizio di Doc, organizzatore di rapine di professione), i virtuosismi in auto e i personaggi senza nome (il Pazzo, Baby, Doc, Bud...