Che in Logan tutto butti bene lo si capisce dopo circa 20 secondi dall’inizio, quando il protagonista, devastato, distrutto, invecchiato e probabilmente sbronzo, è costretto a scendere dall’auto in cui dorme. Primo piano ravvicinato dei piedi a terra che faticano a reggerlo e lottano con il peso che li sovrasta, abbiamo già capito tutto, Jackman recita con i piedi e (per una volta) è un complimento. Il resto del film avrà la medesima cura del dettaglio e la stessa passione per gli elementi rivelatori (si veda come Mangold gestisce bene il punto di vista della bambina Laura, il suo posizionamento, le sue passioni).

La storia cui assisteremo, presa nella sua essenza, sarà più o meno la stessa cui i cinefumetti ci hanno abituato (specie quelli con mutanti), fatta di una minaccia esterna, l’esigenza di combatterla, di salvare qualcuno, scappare, riunirsi e lottare per la sopravvivenza. A rendere tutto diverso, complesso, migliore è la riduzione delle proporzioni (non “salvare il mond...