A bloccare Una Mujer Fantastica è una certa brutale convenzionalità che spunta di continuo, figlia dalla pigrizia con cui Lelio sembra arrendersi alle soluzioni e ai passaggi più semplici (invece di schivarli o metabolizzarli per renderli complessi come il resto del film vuole essere). L’obiettivo è raccontare di Martina, transessuale a cui muore il fidanzato di colpo di un aneurisma. Lui aveva una famiglia che non la vede di buon occhio, lei viveva a casa sua. Dovrà lasciare tutto, verrà indagata come fosse potenzialmente colpevole della morte e le verrà impedito di attendere le esequie della salma. L’odio del mondo maschile, le stazioni della passione di Martina e la retorica di alcune immagini (lei abbattuta che vaga nella città con fare improvvisamente sgraziato o il pugilato sempre presente) sono atti di pura pigrizia, momenti in cui nessuno ha avuto la forza di cercare soluzioni o idee più intriganti e appaganti per risolvere le singole scene.

Per questo Una Mujer Fantastic...