La cosa più forte di The Final Portrait, specie per gli amanti del lavoro da attore di Stanley Tucci (qui regista), è quanto ci sia nella messa in scena del suo gigantesco mestiere gigantesco di quest’attore. Attore da un pugno di scene a film, ma sempre memorabile, Tucci ha affinato negli anni una capacità magistrale nel dare vita nei pochi minuti sullo schermo di cui dispone per ogni pellicola a personaggi complessi e affascinanti, è in grado di animare scene da solo senza bisogno di aver avuto altri momenti per creare un background al personaggi, è capace con pochissimi gesti di concentrare e sintetizzare ciò che altri possono fare lungo tutto un film. The Final Portrait è un film così, di piccoli gesti, attimi minuscoli e un’infinità di dettagli che parlano molto più del quadro generale.

La storia del ritratto che Alberto Giacomelli ha fatto al giornalista James Lord (raccontata in un libro dello stesso Lord, qui interpretato da Armie Hammer, di nuovo genitoluomo di classe dopo