Nel vedere un film indiano (o come in questo caso anglo-indiano) di stampo commerciale, si ha sempre la netta impressione che quella cinematografia sia l’ultima nella quale i film rispondano all’abusata e trita definizione di “macchina dei sogni”, e non degli incubi come l’abbiamo imparato ad intenderla noi a partire dagli anni ‘60 e ‘70.
Viceroy’s House racconta il complicato momento di passaggio all’indipendenza dell’India dal Regno Unito, la maniera in cui invece di un paese unito si sia optato per uno diviso a seconda delle religioni e lo fa con un gusto per i grandi sentimenti accoppiato a quello del resoconto storico classico, quello in cui i potenti sono ritratti nel dilemma di essere parte della grande storia.

A dirigere c’è Gurinder Chadha (di Sognando Beckham) che non nasconde i due concetti chiave del film: “La storia la fanno i vincitori” (lo recita un cartello che compare all’inizio) e che la sua famiglia è stata coinvolta nei massacri e negli esodi sanguinosi che quelle d...