C’è da chiedersi come sia potuto accadere che un cineasta in china discendente ma di certo non finito né arrivato alla fase senile della sua carriera come Kim Ki duk, capace ancora di centrare momenti ottimi in film magari non eccezionali, abbia potuto realizzare Human, Space, Time and Human. Per almeno tre quarti del film la realizzazione è da qualsiasi punto di vista sotto ogni standard accettabile e solo nel finale recupera un po’ della sua forma particolare di animismo che nei momenti migliori ha saputo rappresentare il bianco della purezza con una chiarezza ed un’evidenza pazzeschi, ma sempre passando dal nero della violenza senza sconti. C’è da chiedersi come mai sia accaduto un film come questo perché raramente un cineasta di primo piano ha avuto il coraggio di presentare qualcosa così povero fin dai presupposti.

Un gruppo di persone è su una nave. Non sappiamo come mai, non sappiamo con quale scopo né quale sia il loro viaggio, ma tutti sono su questa nave da guerra (non da cro...