Diane Kruger non è una vera spia ma Martin Freeman, veterano dell’amministrazione e gestione delle spie, burocrate esperto di trame interne all’agenzia di spionaggio e non tanto un agente sul campo, le insegna il mestiere, le assegna missioni e la vede migliorare visibilmente, imparare il mestiere e maturare la fiducia per una missione rischiosa. Già presupposti e cast sono improbabilissimi. Diane Kruger si infiltra in Iran come insegnante d’inglese ma la missione in realtà è raccogliere informazioni su una società a cui l’occidente vende componente difettate per fabbrica un’atomica. Farà molto di più.
Tra avanti e indietro nel tempo, tra un presente in cui Martin Freeman è interrogato per capire che ne è stato dell’agente da lui sponsorizzato, che ha fatto e perché non si trovi più, e un passato che invece ci mostra come i due siano entrati in contatto e che cosa facesse lei, vediamo una specie di formazione e nascita di una spia. Il punto è giocare con i dubbi dello spettatore, ma da...
Un film di spionaggio con linea sentimentale che crede molto più alla sua parte romantica che a quella spionistica, The Operative non convince, si contraddice, irrita
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