Ci sono due Alex de la Iglesia, uno che pensa in grande e realizza affreschi ambiziosi ed epici (ultimo dei quali La ballata dell'odio e dell'amore) e uno che pensa in piccolo e fa film su piccoli fatti. In entrambi i casi la sua prospettiva è sempre la stessa: l'inferno sono gli altri, la vita del singolo è distrutta dalle continue ingerenze della massa.

In La chispa de la vida la massa sono i media ("La gente ha la televisione che si merita" viene detto ad un certo punto) che arrivano di corsa a riprendere il caso del protagonista, caduto da un'impalcatura di un museo appena finito di costruire, dritto su una grata di ferro, nella quale uno dei ferri sporgenti gli si è conficcato nella nuca ma non l'ha ucciso, anzi non ha avuto nessun effetto su di lui se non quello di costringerlo a rimanere fermo in attesa che qualcuno trovi una soluzione. Tutti accorrono al suo capezzale e lui cercherà di fare quanti più soldi gli &...