Ci sono alcune delle qualità migliori del cinema di Christopher Nolan in Boston: Caccia All’Uomo, soprattutto c’è la capacità di quel regista di gestire narrazioni grosse e complesse come fossero esili. Peter Berg è da diverso tempo che lavora sulla guerra, sul confronto umano e sulle storie vere, tenendo sempre come accompagnamento battente la retorica dello spirito americano, come se tutto lo avesse condotto a questo film sugli attentati durante la maratone di Boston. A differenza di Lone Survivor o Deepwater Horizon qui non si concentra più su una squadra ma allarga la narrazione a moltissimi protagonisti e coprotagonisti, tutti in scena contemporaneamente, in un film-città che ambisce a raccontare tutto e tutto insieme. Non fossimo lontani dal cinema sovietico dei tempi d’oro si potrebbe quasi parlare di eroe-massa.

Il prima, il durante e il dopo messi in ordine cronologico, la preparazione, i momenti di panico e di morte durante l’attentato e poi, come dice il titolo italiano, la ...