Bisogna fare davvero molta attenzione con le storie vere, perché se si eccede nell’adesione alla realtà dei fatti e alla loro scansione, può accadere che non esca un buon film, perché non sempre la vita ha tempi e modi che si adattano al cinema. Non ne ha fatta tantissima Gerard Barrett che nell’adattare la storia della giornalista Susannah Cahalan, si intuisce, ha seguito più gli eventi veri che il manuale della sceneggiatura, finendo nell’imbuto di una storia piena di grumi, ripetizioni e momenti in cui l’intreccio si arena.

Perché capiamo subito che la giovane giornalista che sta iniziando a farsi strada nel New York Post affronterà dei problemi di salute, ma nessuno intorno a lei condivide la nostra certezza. È qualcosa di tipico in un film ma non protratto così a lungo! Vediamo ripetutamente vuoti di memoria, allucinazioni, deliri, silenzi e crisi epilettiche accompagnati da un cambio di messa in scena (rumori attutiti, fotografia un po’ più slavata ecc. ecc.) per sottolineare che...