Scegliere un titolo che, da solo, già definisce il senso del film è abbastanza ambizioso. Se poi, per evitare il rischio che non si sia stati abbastanza chiari, i titoli di testa recitano addirittura “Giulia Salerno è: Incompresa”, presentando di fatto l’attrice protagonista come colei a cui quell’aggettivo è associato, allora viene da pensare che in realtà è tutta una strategia, che si seguirà qualche strada inedita per spiegarci a cosa si rivolga il titolo, non può essere tutto così semplice e palese. Ed invece no, è proprio così.

Incompresa comincia mostrando il disagio di una bambina figlia di due genitori ricchi, viziati e nevrotici e prosegue sulla stessa falsariga per i successivi 110 minuti inanellando tutte le più grandi banalità che uno si possa immaginare. Il registro narrativo è volutamente grottesco e sopra le righe (quantomeno così si ha la pos...