La grande bellezza e la tragedia umana, entrambe sedimentate sotto il chiacchiericcio. Questo concetto, semplice e non eccessivamente originale, espresso fin dal trailer con un giro di parole (quello si!) bello e originale, è il senso ultimo di La Grande Bellezza, un film dal senso semplice ma espresso in maniera complessa e audace.

Tutto ciò che c'è di davvero interessante e profondo si trova inevitabilmente sepolto da tutto quanto esiste di superficiale. La cosa si rispecchia sia in Jep Gambardella (ex-scrittore vincitore di premio Bancarella con il suo unico libro 40 anni fa, ora re dei mondani, dedito al massimo del futile e a predicare il disinteresse verso ogni cosa) sia in Roma, città che nasconde luoghi e anfratti incredibili (capaci di uccidere un turista) sotto una vita notturna superficiale e brutta oltre ogni dire.

Per raccontare tutto ciò Paolo Sorrentino procede secondo il proprio modus operandi, ovvero tracciando un profilo umano ...