C’e un inizio all’inglese, molto dinamico, molto montato, molto misterioso in Ismael’s Ghosts, una presentazione di un fantomatico Ivan Dedalus, uomo sfuggente di cui un gruppo di persone parla attorno ad un tavolo e, come fossimo in Broadway Danny Rose diretto da Soderbergh, ne rievoca l’assunzione da parte del governo. L’impatto è fortissimo, ma il resto del film sarà diverso.
Oltre a questa c’è un’altra storia che poi scopriremo essere la principale, quella d’Ismael, regista cinematografico, e dei “fantasmi” che tornano dal suo passato.

C’e davvero l’aria dei personaggi migliori e i presupposti per lo svolgimento più coinvolgente in questo prologo in cui questo regista interpretato da Mathieu Amalric (lui sempre perfetto, stropicciato e teneramente invasato) prepara un film ed è costretto ad andare in soccorso di un uomo anziano di notte, depresso e delirante che gli rinfaccia di aver lasciato scappare sua figlia, legata a lui da un matrimonio che è terminato con la sparizione...