La sequenza più bella di In the Fade è quella che lo apre. Macchina a mano di qualità digitale bassa, un video amatoriale praticamente, che riprende un carcerato vestito in ghingheri farsi strada tra applausi e pacche sulle spalle degli altri detenuti, lo segue fino a che non entra in un’altra stanza e intanto parte I Got Sunshine dei Temptations. Si sta andando a sposare nel carcere, vediamo infatti la sposa e l’officiante, non hanno anelli e per questo se ne sono tatuati uno ognuno sull’anulare.
C’è tutto Akin: un senso di rispetto per il cuore nobile e per i sentimenti unito a quel legame che in lui è sempre fortissimo tra quello che si prova nell’animo e quello che accade nel corpo. Solo quando il secondo riflette il primo in qualche modo, solo se il sentimento ha una ricaduta visibile sulla carne allora davvero esiste.

Ma non è questo In The Fade, il film è un altro, una storia di vendetta e sete di giustizia. Subito dopo (ma nella storia sono passati anni) ci sarà un attacco omic...