“Il punk è davvero la cosa migliore che sia mai capitata alle gente brutta” l’impeccabile frase che nelle prime scene di How To Talk To Girls At Parties mette la tag definitiva sull’avventura dei tre protagonisti, dice molto più sul film di quel che se ne trae a prima lettura (o ascolto). Il quarto lungometraggio di John Cameron Mitchell è un film di godimenti e di un’estetica, un gusto e un culto del non bello, molto lontani dalla media accettabile. Nonostante non siamo più in anni in cui tutto questo scandalizzi (proprio perché noi, a differenza dei protagonisti, non viviamo ad inizio anni ‘80) lo stesso pare che il senso sia quello.

How To Talk To Girls At Parties fornisce da subito la chiara impressione di esistere solo per il gusto di filmare determinati costumi, trucchi e arredi, che sia un film di decor e parrucco più che uno di trama (confusissima e ridicola, stiracchiata a partire da una storia breve di Neil Gaiman), che voglia mettere in scena un mondo fittizio somigliante ad...