Cold War
di Pawel Pawlikowski
20 dicembre 2018
Alle volte basta una spiccata sensibilità musicale, la capacità di comprendere così profondamente come un certo stile, certe armonie e certe melodie possano sposarsi a determinati luoghi, costumi ed epoche per creare un grande film.
Dentro Cold War c’è una storia abbastanza canonica d’amore passionale e impossibile (né con te né senza di te) tra due amanti che in 15 anni circa si rincorrono in tutta l’Europa degli anni ‘50 e ‘60, passando da una parte e all’altra della cortina di ferro. Ma per quanto ben recitata e trasportata da una notevole sensibilità, è quel che c’è dietro a questa trama a reggere tutto il film.
Dentro Cold War c’è una storia abbastanza canonica d’amore passionale e impossibile (né con te né senza di te) tra due amanti che in 15 anni circa si rincorrono in tutta l’Europa degli anni ‘50 e ‘60, passando da una parte e all’altra della cortina di ferro. Ma per quanto ben recitata e trasportata da una notevole sensibilità, è quel che c’è dietro a questa trama a reggere tutto il film.
Si tratta della storia non dei fatti ma del costume e della società, di cosa eravamo e come siamo cambiati, nell’epoca della guerra fredda raccontata tramite i vari settori dell’industria musicale e della sua evoluzione. Idee astratte come libertà, inibizione, tensione, voglia di riscatto e autodistruzione sono rese dagli abiti e dalle melodie. Similmente al classico di
Due musicisti nell'Europa degli anni '50 e '60 si riconcorrono tra blocco sovietico ed occidentale ma a Cold War quel che interessa è la musica come specchio del mondo
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