Può esistere qualcosa come una guerra combattuta con fiera umanità? Solitamente la vediamo nel cinema di propaganda hollywoodiano, in cui i soldati americani si battono contro un nemico nero disumanizzato, con nel cuore i loro cari che sentono via Skype tra un conflitto e l’altro e mostrandosi sempre profondamente umani, mossi da ideali e mai da odio. Eva Husson fa la stessa identica operazione nel raccontare le combattenti curde di oggi in un film che vuole essere cinema di donne, fatto da donne, che racconta ed esalta le donne in quanto tali. E qui sta il suo primo limite, il fatto di fare un discorso massimalista in cui è il sesso il discrimine e la propaganda della sua esaltazione il fine, là dove invece forse era più opportuno lavorare più di fino sulle individualità.

Il secondo invece è più grossolano, e sta nella maniera in cui urli e sottolinei tutto. Nel suo sforzo di far comprendere come queste combattenti siano molto migliori degli equivalenti maschili, come siano delle guer...