Una buona parte della filmografia di Jim Jarmusch, specialmente negli ultimi anni, si rivolge ad un club. Sì tratta di un club per essere membri del quale bastano certi consumi culturali (non difficili: la musica rock classica, i grandi filmoni della storia del cinema, i caposaldi della letteratura) e certe idee politiche (democratiche). Nella visione di questi film di cui The Dead Don’t Die (in italiano I Morti non Muoiono) fa parte, questo è il club dei migliori, delle persone che meritano di vivere, di quelli che sono realmente umani, di quelli con cui si può parlare. Chi sta dall’altra parte dello spettro e non si identifica nel club è da odiare e prendere in giro.

The Dead Don’t Die parla ai membri del club e solo a loro, fa continui ammiccamenti e battutine che possono cogliere, parte sempre dal presupposto che ci sia una comunanza di idee tra il film e il suo pubblico (“possiamo fare certe ironie o dire certe cose perché, lo sappiamo, la pensiamo tutti nella stessa maniera in qu...