Prima ancora del pubblico è Les Miserables stesso a sembrare di non aspettare altro che lo scoppio di un colpo nella direzione sbagliata.

Una giornata da 35 gradi centigradi nella polveriera multirazziale delle banlieue francesi, un training day per una recluta non proprio giovanissima di una mini unità speciale che opera con pugno di ferro in quelle strade. Il setting per il primo lungo di Ladj Ly è perfetto e usa il classico espediente di un nuovo arrivato per farci entrare in un mondo attraverso i suoi occhi. Ed è un mondo che suona familiare, quello della mala di quartiere del cinema, fatta di poliziotti violenti, reclute, capi del quartiere arroganti, scugnizzi, informatori, zingari e madri preoccupate in cucina. Perfettamente a metà tra il realismo e le figure del cinema criminale di periferia. Il trucco del film è che stiamo sempre con i poliziotti, partecipiamo ai loro problemi anche se sono i primi a giocare sporchissimo e questo crea una scomoda sensazione.

Les Miserables