È davvero davvero difficile pensare che nelle stesse sale del festival di Cannes in cui ha esordito (e poi vinto) La vita di Adele, ora passi un altro film francese che fa una cronaca molto minuziosa e puntuale di una storia d’amore lesbica ma che di quel capolavoro non ha niente. Non ha la capacità di stordire, non ha la voglia di essere diverso e unico, non ha la recitazione fuori dai canoni, prima corpo e poi volto, e non ha nemmeno la strana struttura. The Portrait of a Lady on Fire è invece convenzionale, attaccato alle ritualità di linguaggio del cinema in costume francese, sempre misurato e distante, molto garbato e centrato su ricostruzioni delicate.

Tutte le convenzioni sociali, i ruoli e le distanze che andavano rispettate all’epoca ancora una volta si traducono in regole e distanze, falsità e cortesie del film.

Due ragazze entrano in contatto perché una deve fare il ritratto dell’altra. Vivono insieme per un periodo nella grande casa della ritratta ma tutto cambia e ha un’ac...