Ovviamente nessuno è chi sembra in questo poliziesco coreano. Il dispositivo narrativo principale del cinema asiatico (il doppio, lo scambio di ruolo, l’inganno dell’apparenza e delle etichette) diventa assunto base: gangster e poliziotti si confondono, si scambiano, lavorano insieme e alla fine hanno metodi, tecniche e soprattutto esiti (l’ultima scena è perfetta) sovrapponibili. Il fine è semplice: la cattura di un uomo, un matto che sfugge agli schemi della mala e alle regole della polizia. Come arrivarci anche non è complicato: allearsi nonostante diffidenza e odio.
Un serial killer ammazza vittime a caso, le tampona in strada e poi le accoltella. Una di queste vittime è un boss mafioso grosso e pericoloso, così gigantesco che sopravvive e per poco non fa fuori il killer. L’evento però è un problema per la sua organizzazione, se non lo trova e non lo elimina fa la figura del debole. Lo stesso problema ha la polizia che brancola nel buio. L’unica è allearsi.

La caccia urbana tra pio...