Considerato l'osservato speciale del festival, osannato dal pubblico accreditato a suon di applausi ma terribilmente segnato da un linguaggio e scelte espressive che sembrano uscite dai peggiori anni '70, Holy Motors è un film non lineare che su un canovaccio semplice (un uomo viaggia per parigi in una limousine e ogni volta che scende interpreta un personaggio in una scenetta surreale e quasi irreale) organizza diversi piccoli segmenti metaforici e simbolici.

A differenza del pessimo film di Andrew Dominik, il pessimo film di Leos Carax non sbandiera i significati o i riferimenti delle proprie metafore e simbologie ma lo stesso costella il film della loro presenza esibita.

E' il film come opera da decodificare, rebus da risolvere, disegno da interpretare, una concezione antiquata e passatista che rivendicherebbe ora la propria attualità. Ovviamente senza speranza.

La cosa peggiore di Holy motors infatti non è la noia, la pretestuosità e l'e...