Più passa il tempo, più passano i giorni, più passano le ore dalla fine della visione di Cari compagni! più questo film cresce nello spettatore. Cresce qualcosa che non sta nelle battute e non sta nella trama, ma è nell’ambiente e nelle interazioni tutte intorno ai protagonisti, cioè il senso di una comunità paradossalmente affiatata, che condivide un destino comune e si aiuta come può. Non è un dettame come quelli del regime ma una regola non scritta.
Sono davvero i “cari compagni”, gli amati russi detto da un regista che da quel regime scappò per andare a fare film in America, quindi con affetto doppio, quello di chi la sua patria l’ha vista per tanti anni da lontano. Lo si vede nei comprimari in un film e nella vita di ognuno. È la commessa dello spaccio, il medico dell’obitorio, la vicina di casa, l’amica della figlia e addirittura in un momento clamoroso è parte dell’esercito: “ogni tanto c’è qualcuno di umano anche tra di loro” viene detto.

Cari compagni! è la storia di uno ...