CATTIVE ACQUE, DI TODD HAYNES: LA RECENSIONE

Questa volta Todd Haynes ha deciso di nascondersi, di rubare la fotografia ai film d’inchiesta di Steven Soderbergh per farne uno tutto suo, in cui le inquadrature sono composte in modi non convenzionali senza che questo abbia davvero un senso, ma montato con la capacità di scomparire e di dare al tempo stesso un grandissimo ritmo ad una trama altrimenti molto noiosa, fatta di passaggi burocratici e scoperte di chimica. Invece il suo Cattive Acque è un thriller in cui sappiamo già tutto fin dall’inizio ma nel quale è un piacere scoprire i meandri di un’indagine che è prima di tutto quantitativa.

Del resto è la maniera in cui il cinema americano sta sempre di più raccontando la lotta contro le istituzioni (The Report non era diverso): un lavoro infinito, pesante, sfiancante, una montagna altissima da scalare che non richiede abilità ma testa dura e costanza. E per raccontare il peso di un’indagine foglio per foglio, durata decenni, Haynes va...