È tratto da un fatto vero Climax, almeno lo spunto dell’evento viene da una situazione reale degli anni ‘90 in piena era rave culture, è un piccolo gancio che consente a Gaspar Noé di disegnare la sua consueta parabola che sale in alto per poi picchiare fortissimo e sfracellarsi al suolo con rossi e verdi potenti, luci colorate e deliri psichedelici. È una storia delirante ma con basi reali.
Come in un horror confinato alcuni personaggi (dei ballerini) sono chiusi in un ambiente (una specie di capannone in mezzo alla neve) dove provano e ballano tutta la notte, in una specie di festa che qualcuno rovina aggiungendo degli acidi alla sangria. Da metà film in poi, quando le droghe fanno effetto, partirà un delirio tra il sabba di streghe, l’inferno in Terra del giudizio altrui e una specie di svelamento della realtà delle interazioni umane. Morte, sangue, prevaricazione, meschinità, come se tutti si levassero le maschere grazie alla droga.

Il problema di Noé è sempre lo stesso: è convinto...