C'è un romanzo strano forte che viene adattato per il cinema da un regista strano forte anche lui. Il secondo non tocca quasi nulla dei dialoghi del primo, pensando solo a riorganizzare la narrazione per il medium che usa. In più come in una cover musicale (parole dello stesso regista) non cambiando niente di parole e melodia, spazia in creatività su tutto il resto.
Il risultato è David Cronenberg's Cosmopolis, un film che racconta sostanzialmente di un miliardario che gira in una limousine progettata per essere un'alcova, in cui c'è tutto (gabinetto incluso) e che costringe chiunque lo voglia incontrare a entrarvi dentro. La storia si apre con la decisione di andarsi a tagliare i capelli dall'altra parte della città dal barbiere in cui se li faceva tagliare il padre, il viaggio che ne consegue è una lenta disgregazione del mondo fuori dalla limousine (il cui sonoro è quasi sempre otturato dai vetri spessi) e ...
Non semplice e per nulla commerciale, il nuovo film di Cronenberg è un racconto non lineare che declina il senso ultimo della decadenza e del crollo. Umano e sociale...
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